
Lo scenario economico che caratterizzava i lavori di revisione della disciplina sul credito al consumo portata dalla nota direttiva 87/102/Cee del 22 dicembre 1986 era rappresentativo di una consistente e duratura crescita dei relativi volumi di attività all’interno dell’Unione in termini tanto assoluti quanto percentuali. Tra il 1990 e il 2000 all’interno dell’area UE si registrava un incremento del tasso di crescita del credito al consumo di circa il 6,64 per cento. Tale andamento si consolidava negli anni successivi. Emblematicamente in Italia corrispondeva, quanto a volume complessivo dei finanziamenti, al 2,8% del PIL del 2004: valore in sé elevato ancorché notevolmente inferiore a quello di altri paesi dell’area dell’euro (nella media pari al 6,8%). Nel corso del 2005 – 2006 la tendenza alla crescita veniva confermata. Infine, nel 2007 il credito al consumo erogato da banche e da società finanziarie vigilate, sebbene in rallentamento rispetto al 2006, aumentava ancora in misura considerevole (13,8 per cento). Di guisa che la Commissione, prendendo spunto da dati congiunturali di tipo macroeconomico (“l’importo del credito in corso nei 15 paesi membri dell’Unione europea ammonta a oltre 500 miliardi di euro, corrispondenti a più del sette per cento del PIL”), registrava: i) che “le operazioni transfrontaliere rappresentano soltanto una piccola parte di tale mercato”; ii) “che le dimensioni complessive nascondono una grande diversità tra i vari mercati nazionali, nei quali i livelli del credito ai consumatori variano considerevolmente”.
(segue)
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