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di Francesca Romana Dau e Pierpaolo Tabacchi
Elezioni Sudan Aprile 2010 - Tra consultazioni multipartitiche e plebiscito presidenziale
Il Sudan è il paese più vasto dell'intero continente africano. Con una popolazione superiore ai quaranta milioni di individui, stando alle stime per il 2010 del CIA Factbook, si presenta afflitto da numerosi tensioni etniche, politiche e religiose. Dopo ventiquattro anni di giunte militari, guerre civili e scontri di varia natura, il paese è tornato finalmente al voto, un voto che si presenta cruciale per l'esistenza stessa del Sudan. Queste elezioni sono il banco di prova per il referendum sull'autonomia del Sud che si terrà tra pochi mesi, il quale rappresenta il punto di arrivo dei CPA, gli accordi di pace firmati nel 2005 tra il governo di Khartoum e le forze ribelli del Sud (SPLA/M).
Sarebbe stato bellissimo poter parlare di un processo elettorale realmente democratico e trasparente, ma le difficoltà riscontrate durante il processo di avvicinamento alle urne, che esamineremo accuratamente più avanti, ci spingono a raccontare una realtà molto diversa dalle aspettative sognate.
L'unica certezza che esce da questa tornata elettorale è la riconferma del ruolo centrale di Omar Al Bashir, confermato alla guida del paese. Per Bashir, unico candidato presidente in un paese tutt'altro che unito, si addice il noto slogan di una pubblicità italiana, “ti piace vincere facile?”, poiché l'elezione si è di fatto trasformata in un plebiscito. Forte di una maggioranza assoluta in sede legislativa ed interprete unico dell'azione di governo, potrà essere tentato di emendare la costituzione, frutto dei CPA, per annullare il referendum del prossimo gennaio.
Con la speranza che questo non accada, al fine di evitare nuovi scontri nella popolazione, ormai troppo abituata a questo tipo di problemi, passiamo ora a vedere cosa è successo.
Uno sguardo diacronico all’assetto istituzionale, ai risultati dell’elezioni e alla composizione del Parlamento permette di cogliere la portata, almeno formale, della transizione verso un regime multipartitico. Nella breve storia costituzionale e politica indipendente del Sudan si sono susseguite carte e leggi costituzionali segnate da una struttura prevalentemente centralista e monolite, fin dall’indipendenza del 1 gennaio 1956. Il potere è stato esercitato da un partito dominante organizzato e guidato dai vertici militari, nel quadro della dittatura del Generale Ferik Ibrahim Abboud (1958-1964), del Generale Jafaar Muhammad Al-Nimeiri (1969-1985) e del Generale Omar Hassan El-Bashir al potere dal 1989 ad oggi. La principale frattura religiosa in seno all’Islam, religione maggioritaria del paese, tra le fratellanze sufi (Ansar e Khatmia) si traduce nell’organizzazione partitica e nella contrapposizione tra lo Umma Party e il Democratic Unionist Party...
(segue)
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