
L’art. 4 del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138 (recante “Adeguamento della disciplina dei servizi pubblici locali al referendum popolare e alla normativa dell’unione europea”) aspira a essere, per i principî che afferma e per le soluzioni che propone, una delle misure strutturali, “riformatrici”, invocate nel dibattito politico per essere virtuosamente distanti dalla tecnica dei tagli lineari e degli interventi una tantum. Sembra, cioè, inteso a introdurre stabilmente nel sistema elementi di razionalizzazione funzionale destinati a riordinare un settore economicamente rilevante, ponendo fine a costose inefficienze. Tale benefico effetto permanente potrebbe ulteriormente consolidarsi, se la nuova disciplina dei servizi pubblici locali si accompagnasse alla ridefinizione dimensionale delle Province, per soppressione e “accorpamento”, e dei Comuni, mediante la soppressione, in quelli di popolazione inferiore ai mille abitanti, del Consiglio e della Giunta, e la costituzione obbligatoria delle “unioni municipali”, ridefinizione prevista dallo stesso decreto-legge (artt. 15 e 16): ne risulterebbe un quadro di riferimento istituzionale meno lontano da obiettivi di “ottimalità” organizzativa ed economica. (segue)
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