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di Simone Pajno
Per un nuovo bicameralismo, tra esigenze di sistema e problemi relativi al procedimento legislativo
Lo scopo del saggio è quello di confrontarsi con la annosa questione della riforma del bicameralismo italiano e della trasformazione del Senato in “camera delle autonomie”. Nello scritto si afferma che, ove si continui a ritenere desiderabile un forte sistema di autonomie territoriali – e sul punto si offrono alcune ragioni che spingono a rispondere positivamente – è indispensabile affiancare alla Camera dei deputati un collegio che sia in grado di raggiungere di alcuni obiettivi: a) essere una sede “collocata” al centro, e quindi capace di impegnare l’intera Repubblica, e d’altra parte in grado di evitare che le scelte politiche di quest’ultima siano una mera imposizione dell’indirizzo politico statale su quelli delle autonomie territoriali, rappresentando viceversa un “punto d’incontro” tra il primo e i secondi; b) realizzare una sorta di trade-off tra esercizio delle competenze legislative da parte delle singole Regioni, e partecipazione – come “sistema” – all’esercizio della funzione legislativa centrale; c) deflazionare il contenzioso costituzionale, e più in generale favorire maggior cooperazione e minore conflittualità nel sistema delle relazioni tra gli enti territoriali; d) realizzare una maggiore “saldatura” tra l’indirizzo politico statale e quello che matura nei contesti regionali, anche al fine di garantire una migliore attuazione del primo da parte dei secondi nelle materie in cui le scelte fondamentali continuino ad essere allocate al centro; e) contribuire ad adeguare i principi e i metodi della legislazione statale alle esigenze delle autonomie, attuando così finalmente l’art. 5 Cost. Nel saggio si sostiene che un senato eletto a suffragio universale diretto non riuscirebbe a fornire le prestazioni che dal medesimo si attendono. È invece necessario optare per una struttura organizzativa che consenta di legare la posizione espressa dai senatori all’indirizzo politico che matura presso le istituzioni della Regione di provenienza. A questo fine appare indispensabile, innanzi tutto, stabilire la regola del voto unitario di delegazione. Quanto alla designazione dei membri, si ritengono praticabili due diverse ipotesi. La prima consiste nell’importare il modello del Bundesrattedesco. La seconda – forse più adatta alle peculiarità italiane – consiste invece nel far eleggere i senatori dai Consigli regionali, assicurando almeno un seggio all’opposizione nonché un seggio “di diritto” al Presidente della Regione. Infine, nello scritto si segnala il rischio che la differenziazione dei procedimenti legislativi derivante dalla “rottura” del bicameralismo perfetto si traduca in un aumento della conflittualità legata non già al contenuto delle leggi statali ma alla corretta individuazione del procedimento per la loro approvazione. Per scongiurare questo rischio si propone la istituzione di una commissione bicamerale paritetica che abbia il compito di stabilire il procedimento legislativo corretto in caso di contestazioni... (segue)
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