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NUMERO 15 - 23/07/2014

 Il diritto all'interpretazione e alla traduzione: a proposito del D. Lgs del 4 marzo 2014, n. 32

Con decreto legislativo del 4 marzo 2014, n. 32, l’Italia recepisce la direttiva 2010/64/UE sul diritto all’interpretazione e alla traduzione nei procedimenti penali, colmando, in parte, i profili di lacunosità della disciplina codicistica rispetto alla normativa europea. In tal modo, essa si conforma, sia pure in ritardo, alla “first EU fair trial law”, corrispondente alla misura A della tabella di marcia del 2009, adottata dal Consiglio UE al fine di rafforzare i diritti procedurali di indagati o imputati. Oggi,nei procedimenti penali che hanno luogo all’interno dell’Unione europea, la lingua assume, infatti, un’indubbia rilevanza quale “diritto”, estrinsecandosi segnatamente nel “diritto all’interpretazione e alla traduzione”, nel rispetto, altresì, dei principi fondamentali e dei canoni propri dell’equo processo. Con tale direttiva, il legislatore europeo conferisce, pertanto, dignità normativa all’assistenza linguistica, garantendo un effettivo e consapevole esercizio dei diritti di difesa ed ovviando al problema degli imputati ed indagati alloglotti, che non parlano e non comprendono la lingua del processo, a fronte del crescente fenomeno dei flussi migratori. Nell’assicurare il diritto ad un interprete e ad un traduttore, egli mira, così, a rimuovere un concreto ed indubbio ostacolo alla tutela processuale imputabile alla lingua, garantendo la necessaria comprensione degli atti procedimentali e processuali... (segue)



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