
Il 9 novembre 2014, venticinquesimo anniversario della caduta del muro di Berlino, a partire dalle 8 della mattina, sono state poste delle urne in diversi locali pubblici della Catalogna e oltre 40mila volontari hanno consentito lo svolgimento di una consultazione popolare sull’indipendenza. Nessun atto di convocazione ufficiale, né le garanzie giuridiche che assistono i referendum sono state previste e messe in opera per questa votazione, cui hanno scelto comunque di partecipare più di due milioni di catalani (su oltre sei milioni di aventi diritto). Il c.d. “diritto a decidere” del popolo catalano si è manifestato così in assenza delle forme auspicate dai diversi rappresentanti della Comunità Autonoma e da una larga parte della società civile. Il Tribunal Constitucional, infatti, ha ammesso il ricorso del Governo, prima, nei confronti della legge e del decreto di convocazione della consultazione popolare non referendaria, e, poi, verso ogni attività pubblica legata allo svolgimento della votazione gestita dai volontari. In quest’ultimo caso, ilTribunal ha accettato il ricorso anche in mancanza di un atto ufficiale di convocazione, considerando rilevanti alcuni elementi, quali la richiesta presentata ai sindaci per poter usufruire dei locali pubblici, l’attivazione di una pagina web informativa, la pubblicità destinata a promuovere la partecipazione popolare. Il Tribunal non è entrato nel merito delle questioni, ha solo applicato letteralmente l’art. 161, comma due, della Costituzione che connette automaticamente la sospensione all’impugnazione. I tempi di intervento dei giudici costituzionali e del Consiglio di Stato, tuttavia, quanto mai rapidi ed unici per la storia spagnola, hanno attirato molte critiche. Il braccio di ferro tra il Governo centrale e le istituzioni catalane ha raggiunto così il punto di maggiore tensione. La data della consulta e la domanda da porre agli elettori sono state indicate dal Presidente della Generalitat di Catalogna, Artur Mas, il 12 dicembre 2013 con il sostegno dei partiti di Convergència Democràtica de Catalunya (CDC), Unió Democràtica de Catalunya(UDC), Esquerra Republicana de Catalunya (ERC), Iniciativa per Catalunya Verds – Esquerra Unida i Alternativa (ICV-EUiA),Candidatura d’Unitat Popular (CUP) (un totale 87 membri del Parlamento catalano su 135). La domanda è divisa in due parti: solo se si risponde in senso affermativo al primo interrogativo, “Vuole che la Catalogna sia uno Stato?”, si può votare anche per il secondo, “Vuole che questo Stato sia indipendente?... (segue)
+ Università degli Studi Roma Tre "Il caso catalano: trasformazioni della forma di Stato, autodeterminazione, processo federativo europeo"
+ Dossier: 'Il futuro politico della Catalogna'
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