
La presente ricerca si occupa di osservare i Piani di rientro (in seguito, PDR) dal punto di vista dell’esigenza dello Stato di garantire l’equilibrio di bilancio e, in tale ambito, la sostenibilità della spesa sanitaria organizzata a livello regionale. L’istituto dei PDR è stato oggetto di numerosi e pregevoli studi giuridici, che principalmente pongono in luce l’aspetto – in vero, eclatante – della menomazione dell’autonomia delle Regioni che vi sono sottoposte. In qualche modo questo studio intende lasciare, almeno inizialmente, in secondo piano il problema dei rapporti fra Stato e Regioni e della tutela della autonomia regionale, in quanto tale, per osservare il tema dei PDR dal punto di vista dello Stato, della sua capacità di garantire un assetto equilibrato della spesa sanitaria e degli istituti giuridici predisposti a tal fine. Ne emerge, in particolare dalla fine degli anni novanta, uno sforzo corale del sistema statale (a partire dal Ministero dell’Economia) per garantire, indirizzare, conoscere e controllare la spesa sanitaria come voce decisiva del bilancio statale, in particolare al fine di conseguire il rispetto del Patto di stabilità e crescita europeo. Ne emerge altresì un ruolo ambivalente del sistema regionale, che si incrocia col tentativo di introdurre ed attuare il cd. «federalismo fiscale». In ultima analisi, il tema dei PDR precorre e lascia emergere una dialettica ormai sempre più evidente fra le regole dell’equilibrio di bilancio e il problema della tutela del diritto fondamentale alla salute del cittadino e della persona, che non si riduce al profilo della distribuzione delle competenze e che, invece, introduce ad una domanda – che questo lavoro tenta di approfondire – su come bilanciare in concreto questo (nuovo?) principio fondamentale e i diritti costituzionali fondamentali, come quello alla tutela della salute. In questo contesto, il progressivo affermarsi nell’ordinamento del principio (costituzionale) dell’equilibrio di bilancio radicalizza i termini dei rapporti fra Stato e Regioni: non è più sufficiente fondare l’esigenza del decentramento regionale su una prospettiva di riforma (cioè, di alleggerimento) dello Stato, che non si è in realtà conseguita né prima, né dopo la riforma del Titolo V e che, tutto sommato, si dimostra inadeguata rispetto al fine. Il nodo giuridico-costituzionale, cui è legato il senso stesso della sopravvivenza della articolazione regionale della Repubblica, senz’altro per quanto concerne le competenze in materia di tutela della salute, consiste nel grado di compartecipazione della Regione, e del sistema regionale, alla tutela dei diritti la cui soddisfazione è legata all’organizzazione (efficiente ed efficace) su base territoriale di un servizio: il servizio sanitario costa e, pertanto, per poter essere garantito nel tempo, deve essere sostenibile, cioè in equilibrio di bilancio. Il tentativo di questo studio è verificare se l’indagine sui PDR sia – come sembra – un osservatorio privilegiato delle dinamiche costituzionali, ed epocali, cui si è appena fatto cenno: l’obiettivo, pertanto, non è fornire improbabili risposte ultimative, quanto focalizzare le nuove domande che tali dinamiche sembrano porre, e lasciare, sul tappeto dell’indagine giuridica... (segue)
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