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FOCUS - Africa N. 3 - 20/02/2015

 Il Sudafrica celebra il mese della cultura con una lectio magistralis del Giudice Navanethem 'Navi' Pillay

Settembre è un mese particolarmente significativo per il Sudafrica, in quanto la nazione lo celebra come Heritage Month, ossia il mese del patrimonio culturale nel senso più ampio del termine. Come affermano le fonti ufficiali, questo mese intende valorizzare “aspetti della cultura sudafricana sia materiali che spirituali: espressioni creative come musica e spettacoli, il nostro retaggio storico, lingua, il cibo che mangiamo, nonché la memoria popolare”. In molti casi si tratta di aspetti che prendono la concreta forma diHeritage Site, ossia siti particolarmente legati alle vicende del paese, come quelli che hanno preso il  nome da esponenti della lotta di liberazione, ad esempio il Nelson Mandela Museum nel Capo orientale o la Luthuli House nel Gauteng. Otto dei siti sudafricani di valore internazionale sono inclusi nei 981 World Heritage Sites riconosciuti dall’UNESCO come luoghi di eccezionale importanza storica e culturale. A livello nazionale il paese vanta 17 siti protetti, che riflettono la sua abbondanza in fatto di attrattive naturali e valori culturali, un numero che comunque è destinato ad ampliarsi. Nel 2014 la ricorrenza ha assunto una valenza ancora maggiore, in quanto coincide con i primi venti anni di democrazia in Sudafrica. Non a caso lo slogan scelto è “Celebrating 20 Years of Democracy: Tell Your Story that Moves South Africa Forward” (Celebrando 20 anni di democrazia: racconta la tua storia che ha fatto progredire il Sudafrica). Naturalmente il ventennale della democrazia sudafricana si celebra anche fuori  del Sudarica e così a Roma lunedì 22 settembre 2014 alla FAO è stata  offerta la possibilità di ascoltare di prima mano una di queste storie: l’ha raccontata in una sorta di “lectio magistralis” la dott.ssa Navanethem "Navi" Pillay, primo giudice non-bianco dell’Alta Corte sudafricana, a conclusione di 20 anni di carriera al di fuori del suo paese. Dopo essere stata giudice e presidente del tribunale ONU per il Rwanda in Tanzania, è stata chiamata a far parte del tribunale penale internazionale dell’Aia e successivamente nominata Alto Commissario ONU per i diritti umani. Il magistrato è infatti rientrato in patria solo di recente. Riallacciandosi al suo discorso all’ONU lo scorso 21 agosto sulla prevenzione dei conflitti, non ha mancato di ricordare come il Sudafrica offra un probante esempio di “success story”, un paese dove il conflitto ha ceduto il passo ad una pacifica transizione verso la democrazia. Tutto questo è stato reso possibile grazia anche al sostegno delle istituzioni in tutto il mondo, della comunità internazionale e di innumerevoli enti e organizzazioni della società civile, gruppi per la difesa dei diritti umani, sindacati, associazioni sportive, aziende e privati, che con il loro continuo attivismo hanno sostenuto sanzioni e boicottaggi fino in fondo... (segue)



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