Domenica 31 maggio, la Regione Campania è stata chiamata a votare per l’elezione del Presidente della Giunta e per il rinnovo del Consiglio regionale, insieme a Umbria, Liguria, Marche, Puglia, Toscana e Veneto, nonché per il rinnovo dei Consigli comunali di 75 comuni, tra cui 21 con più di 15.000 abitanti. Le precedenti consultazioni elettorali regionali, tenutesi il 28 e il 29 marzo del 2010, avevano decretato la vittoria del candidato Presidente sostenuto dalla coalizione di centro-destra, Stefano Caldoro, che, con il 54,25% dei voti, si era affermato sul candidato Vincenzo De Luca, a capo della coalizione di centro-sinistra. In virtù di tale risultato, alla coalizione di centro-destra erano stati attribuiti 38 seggi, mentre a quella di centro-sinistra i restanti 21 seggi. In uno schema sostanzialmente bipolare, non avevano trovato spazio le due formazioni politiche minori, guidate, rispettivamente, da Paolo Ferrero, sostenuto dalla Federazione della sinistra, e da Roberto Fico, esponente del Movimento Cinque Stelle. In tale consultazione si era registrata un’affluenza del 62,96%, in calo di cinque punti rispetto al 67,68% delle regionali campane del 2005, decisamente in linea con il trend negativo registratosi a livello nazionale. Nel corso della nona consiliatura, guidata, come anticipato, dal Presidente Stefano Caldoro, sono stati costituiti nove gruppi: Caldoro Presidente, Centro Democratico, Forza Italia – il Popolo della libertà, Fratelli d’Italia – Alleanza nazionale, Nuovo centrodestra, Partito democratico, Partito socialista italiano, Udc – Unione di Centro e Gruppo misto. Ai sensi dell’articolo 18 del Regolamento interno del Consiglio regionale della Campania, occorrono almeno cinque consiglieri per formare un gruppo, ma possono essere formati anche gruppi con due consiglieri, purché questi siano eletti nella medesima lista elettorale e abbiano rappresentanza nel Parlamento nazionale o in quello europeo. Guardando al profilo “strutturale” dell’assemblea legislativa campana, va rilevato come la nuova legge elettorale, ossia la legge regionale del 27 marzo del 2009, n. 4, utilizzata per la prima volta proprio per la consultazione del 2010, non abbia rappresentato, da sola, un freno alla frammentazione... (segue)
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