Le elezioni (municipali e autonomiche) tenutesi lo scorso 24 maggio si collocano in una fase politica particolarmente delicata. Gli equilibri emersi dalle elezioni politiche del 2011 sembrano oggi non riflettere più un assetto partitico in profondo mutamento, che fa registrare l’indebolimento del bipartitismo che ha fino a oggi caratterizzato, in via tendenziale, l’esperienza democratica spagnola, quantomeno a livello statale. Un tale esito, pronosticato da numerosi sondaggi, può essere ascritto al combinarsi di diversi fattori (spesso concatenati tra loro), in alcuni casi riferibili a specificità del sistema spagnolo, in altri di portata più generale: gli effetti della crisi economico-finanziaria (e delle politiche adottate di fronte alla stessa) sulle dinamiche della rappresentanza partitica; l’emergere di gravi episodi di corruzione politica che hanno indebolito (principalmente ma non solo) il PP, attualmente al governo; il radicalizzarsi della questione nazionale catalana. Era dunque inevitabile che si affermasse la tendenza a trarre dai risultati elettorali indicazioni di sistema che trascendono gli specifici contesti territoriali. E, in effetti, numerose appaiono le riflessioni che si sono mosse in tale direzione, sia prima sia immediatamente dopo l’esito delle consultazioni... (segue)
Accordi e disaccordi. Il patto di investitura PSOE-Junts per Catalunya nella crisi costituzionale spagnola
Gennaro Ferraiuolo (13/12/2023)
Il pluralismo nazionale preso (democraticamente) sul serio
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