
Da tempo la letteratura pubblicistica ha avvertito la necessità di riconsiderare le problematiche che attengono alla libertà di informazione, nei due risvolti, per così dire, attivo e passivo, alla luce dell’evoluzione tecnica, che intercetta ormai a velocità esponenziale i mass media, in particolare con riferimento a quel mezzo potentissimo di divulgazione del pensiero, che è divenuto negli anni Internet. Invero, è fenomeno abbondantemente noto già agli stessi utenti della cd. Rete, ancor prima che ai cultori del diritto, l’enorme possibilità che essa offre non solo di diffondere, ma altresì di reperire e, altresì, scambiare idee, opinioni, notizie, suoni, immagini e, più in generale, dati e contenuti di varia natura, pressoché in ogni materia, nel cd. “spazio virtuale”, per sua natura privo di confini geografici e temporali. La circostanza, certamente idonea a massimizzare l’esercizio della libertà di espressione, crea, però, al contempo – com’è altrettanto noto – occasioni di degenerazioni ed abusi nel suo esercizio, a causa della medesima attitudine alla diffusione capillare ed in tempo reale del pensiero nel cd. cyberspazio, che avviene in modo pressoché incontrollato, fornendo argomento alla più generale considerazione che lo sviluppo tecnologico, così come crea nuove opportunità di esercizio dei diritti fondamentali, altrettanto amplifica le possibilità di una loro violazione. Ciò in parallelo sollecita da parte degli ordinamenti democratici risposte adeguate alle nuove istanze di garanzia, che provengono dalla società rispetto a forme di lesione dei diritti e delle libertà dell’individuo fino ad alcuni anni fa, forse, impensabili, già per la difficoltà di individuare a quale livello normativo si debba intervenire per offrire adeguata tutela ai diritti della persona dinanzi... (segue)
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