
Come è noto, il decreto-legge n. 174 del 2012, convertito con modificazioni dalla l. n. 213 del 2012, contiene una serie di previsioni finalizzate a favorire la trasparenza e la riduzione dei costi degli apparati politici regionali, nonché a riequilibrare la situazione finanziaria di enti locali in difficoltà. In particolare, le disposizioni che hanno una specifica incidenza sull’autonomia organizzativa e finanziaria delle Regioni sono raggruppate nell’ambito del Titolo I del decreto-legge: si tratta dell’art. 1, volto a rafforzare i poteri di controllo della Corte dei conti sulla gestione finanziaria delle Regioni e a favorire il contenimento della spesa degli organi politici; dell’art. 1-bis, concernente la disciplina sanzionatoria e premiale degli enti territoriali di cui al d.lgs. n. 149 del 2011, con specifico riguardo alla relazione di fine legislatura (art. 1), nonché l’estensione alle Regioni e alle Province autonome, in presenza di specifici presupposti, delle verifiche di regolarità amministrativo-contabile di cui all’art. 5 del citato decreto legislativo; dell’art. 2, che introduce una serie di misure finalizzate alla riduzione delle spese degli organi regionali. Le disposizioni richiamate si pongono nel solco di un filone di interventi legislativi a tendenza “centripeta” in risposta alla crisi economica, da un lato, e, dall’altro, all’esigenza di rispettare i vincoli sempre più stringenti alla finanza pubblica discendenti dagli obblighi imposti dall’Unione europea, tra i quali, innanzitutto, quelli riconducibili al c.d. “fiscal compact”. Infatti, a seguito del “patto di bilancio europeo”, sono stati costituzionalizzati, con l. cost. n. 1 del 2012, il principio dell’“equilibrio di bilancio” e il principio della “sostenibilità del debito pubblico” (art. 81 Cost.) e sono stati modificati, per mano della medesima legge, gli artt. 97, 117 e 119 della Costituzione, così da richiamare le pubbliche amministrazioni e gli enti territoriali ad assicurare, in coerenza con l’ordinamento dell’Unione europea, i citati principi. Una spinta decisiva all’adozione del d.l. in esame, inoltre, è stata impressa dalle inchieste giudiziarie che hanno coinvolto numerosi consiglieri regionali per i modi illeciti in cui sono stati gestiti i contributi previsti nell’ambito di ciascuna Regione a favore dei gruppi consiliari: in altri termini, «la “scoperta” di un’insostenibile capacità di spesa abusiva nei consigli regionali» ha costituito, per il Governo, una ulteriore e rilevante ragione per adottare una penetrante riforma dei controlli della Corte dei conti sulla gestione finanziaria degli enti territoriali. Rispetto al quadro brevemente illustrato il presente scritto si concentrerà sul “nuovo” sistema dei controlli della Corte dei conti sulla gestione finanziaria regionale: come si avrà modo di vedere, si tratta di controlli piuttosto incisivi, che condizionano sia il modo con il quale gli enti territoriali operano in sede di gestione concreta della loro autonomia finanziaria, sia le strutture organizzative interne a tali enti, ponendo problemi di compatibilità con il quadro dell’autonomia regionale esitato dalla riforma del Titolo V della Costituzione. Quanto al piano di lavoro, si è scelto, in prima battuta, di ricostruire le coordinate giurisprudenziali al cui interno si inscrivono i controlli ex art. 1, d.l. n. 174 del 2012, nonché gli istituti nei quali essi si sostanziano e che la Corte costituzionale, con la sent. n. 39 del 2014, ha parzialmente rimodellato; in seconda battuta, di affrontare alcuni dei nodi problematici che tali controlli presentano, sia in sé e per sé considerati, sia in ragione della specifica disciplina che li regola... (segue)
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