
A trent’anni dall’inizio della sua attività, il Tribunale costituzionale polacco si trova al centro di una profonda crisi costituzionale e di un acceso conflitto con le altre istituzioni dello Stato che, nella fase attuale, appaiono ancora lontani da una possibile soluzione, nonostante il recente – ma limitato – tentativo di venire incontro ad alcune critiche da parte della maggioranza di governo, nel processo di approvazione della nuova Legge sul Tribunale costituzionale. La vicenda ha avuto origine da uno scontro tra i due principali partiti della Polonia, ovvero Diritto e Giustizia (Prawo i Sprawiedliwość, PiS) e Piattaforma Civica (Platforma Obywatelska, PO), sull’elezione di cinque giudici del Tribunale costituzionale, avvenuta poche settimane prima delle elezioni parlamentari del 25 ottobre 2015, da parte del Sejm (la camera bassa del Parlamento polacco), in cui il partito di maggioranza relativa era Piattaforma Civica. A seguito della vittoria di Diritto e Giustizia alle elezioni, lo scontro politico si è rapidamente trasformato in uno scontro istituzionale, tra il raccordo Governo-maggioranza parlamentare-Presidente della Repubblica, da un lato, e il Tribunale costituzionale, dall’altro. Le elezioni parlamentari del 25 ottobre 2015 hanno drasticamente semplificato il sistema politico del paese. Per la prima volta nella storia della Polonia post-comunista un partito ha ottenuto la maggioranza assoluta dei seggi sia al Sejm che al Senato (ma non la maggioranza qualificata necessaria per emendare la Costituzione), e per la prima volta i partiti di centro-sinistra non sono rappresentati in Parlamento.Proponiamo di seguito una rappresentazione schematica dei governi e dei presidenti della Repubblica che si sono succeduti in Polonia dalle prime elezioni libere, tenutesi rispettivamente il 27 ottobre 1991 e il 25 novembre 1990, per aiutare ad inquadrare meglio le novità nel sistema politico che hanno portato all’attuale situazione di crisi... (segue)
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