Su tali basi, l’Unione europea ha intavolato trattative finalizzate alla conclusione di diversi accordi di indiscutibile importanza strategica, tra cui il Transatlantic Trade and Investment Partnership (cd. TTIP) con gli Stati Uniti – attualmente in una fase di stallo susseguente all’improvvisa curvatura protezionista dell’Amministrazione Trump –, e l’Accordo economico e commerciale globale (Comprehensive Economic and Trade Agreement – CETA) con il Canada, finalizzato a realizzare un nuovo ed equo mercato di libero scambio, con l’aspirazione di implementare il commercio e l’attività economica e, al tempo stesso, far incrociare domanda ed offerta nei settori di import&export. L’obiettivo generale di questo accordo, che rientra tra quelli di cd. “nuova generazione”, giacché ricomprendono sia l’assetto strettamente commerciale di beni sia ulteriori settori (come gli appalti, la concorrenza, la tutela della proprietà intellettuale e la protezione degli investimenti), è quello di creare una cornice giuridica adeguata ed aggiornata rispetto all’incremento esponenziale dei flussi di beni e servizi e degli investimenti di entrambe le parti coinvolte. Grazie a questo accordo, infatti, l’Unione – e di riflesso i singoli Paesi membri – riesce a concludere per la prima volta una partnership commerciale con una nazione occidentale particolarmente industrializzata qual è il Canada. Uno degli obiettivi precipui è quello di garantire un rapporto diretto per le imprese europee, che in questo modo riescono ad essere competitive sul mercato canadese e, dunque, non per forza svantaggiate rispetto alle loro concorrenti americane, le quali beneficiano invece dell’accordo di libero scambio nordamericano (NAFTA). Rispetto agli accordi di libero scambio conclusi negli ultimi anni, in particolar modo rispetto a quelli rientranti nell’OMC, il CETA presenta elementi innovativi, dal momento che si pone l’obiettivo di coprire un ventaglio di settori maggiormente ampio e di aspirare ad un’integrazione molto più profonda. Parimenti, la portata economica del CETA è da leggersi anche in considerazione di un ulteriore aspetto: gli accordi conclusi fino agli Novanta e ai primi anni Duemila vedevano tra le parti coinvolte paesi del Nord e paesi del Sud, caratterizzati da una forte asimmetria economica, finanziaria, sociale e demografica. Asimmetria che irrimediabilmente si ripercuoteva durante il processo negoziale. Di contro, CETA si pone in netto contrasto con il passato, inaugurando una nuova tipologia di accordi bilaterali, ove le parti coinvolte rappresentano due grandi economie avanzate che hanno raggiunto uno sviluppo economico simmetrico: da un lato il Canada, il cui ultimo accordo di tale rilevanza si può far risalire al Nafta, dall’altro l’Europa, che per la prima volta nella storia conclude un accordo come il CETA... (segue)
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