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FOCUS - Osservatorio di Diritto sanitario

 L'obiezione di coscienza incontro/scontro tra diritto naturale e diritto positivo: il caso dell'interruzione volontaria della gravidanza

L’obiezione di coscienza è divenuta negli ultimi anni uno dei fenomeni più significativi del diritto moderno, tant’è che con il moltiplicarsi dei casi e soprattutto alla luce degli attacchi a cui è sottoposta, nonché alle pesanti critiche che le vengono mosse, appare quanto mai doveroso affrontarne l’argomento, tentando di ripensarlo da una diversa angolatura. L’accentuarsi nell’attuale società del pluralismo etnico e culturale, la convivenza di fedi, culture e tradizioni diverse tra loro, il profilarsi del limite tra «il diritto di pochi e il diritto di tutti, in particolare sui temi sensibili», ha introdotto nell’ordinamento giuridico, «nuove istanze identitarie che reclamano un loro “diritto alla differenza”, talora riconducibile ad ulteriori ipotesi di obiezione di coscienza». Ciò fa sì che, l’obiezione di coscienza sia divenuto un tema di frontiera, uno dei riconoscimenti più rilevanti nell’esperienza contemporanea dello Stato democratico pluralista. Difatti, essa, oggi più che in passato, investe in maniera preponderante i rapporti tra gli interessi del singolo e quelli della collettività, nello specifico tra le singole pretese – costituzionalmente garantite – e il dover obbedire alle regole. Detto ciò, l’obiezione di coscienza non può essere considerata come un mero ed arbitrario rifiuto della legge, poiché rappresenta un riconoscimento identitario e come tale può spingersi sino alla denuncia di un’ingiustizia, senza con ciò degenerare in un impedimento al funzionamento di un pubblico servizio o, peggio ancora,  risultare lesivo di un diritto fondamentale costituzionalmente garantito. Sebbene, la dottrina in materia di obiezione di coscienza sia quanto mai vasta e diversificata, l’intento di questo lavoro si limita ad alcune considerazioni circa l’uso dell'obiezione di coscienza in materia sanitaria – nello specifico l’interruzione volontaria della gravidanza –  in un contesto, cioè, in cui più evidente appare e si realizza il rapporto tra l’obiettore di coscienza e la legalità. In realtà, sono diverse le ragioni che hanno dato rilievo all’obiezione di coscienza; da una parte la crisi del positivismo legislativo, per il quale le determinazioni giuridiche insite nelle leggi esauriscono virtualmente il significato ideale della giustizia; dall’altra, il valore delle motivazioni sottostanti ai comportamenti di obiezione alla legge, diverse da quelle che inducono alla trasgressione della norma. Bisogna tener presente come dietro l’obiezione di coscienza vi sia sempre la difficoltà della scelta tra l’obbedienza imposta ad una norma e la disobbedienza a tale norma dettata da principi morali radicati nella coscienza personale di ognuno. In altri termini, la caratteristica dell’obiezione consiste proprio nella «capacità di conciliare la valenza democratica e garantista della legge con il rispetto della coscienza individuale». Ciò comporta – come autorevolmente sottolineato da D'Agostino – , che quando il soggetto obietta ad una legge, lo fa più per dovere verso la propria coscienza che non per soddisfare un proprio interesse. Infatti, il soggetto che obietta intende affermare, con il suo comportamento, valori e principii superiori tanto ai suoi stessi interessi che a quelli della comunità. Da ciò scaturisce una reazione altalenante – negli ultimi tempi con punte di intolleranza –  dell’opinione pubblica, di rispetto verso chi obietta e di perplessità verso i meccanismi di repressione dell’obiezione. Tra l’altro oggi assistiamo ad un proliferarsi di forme di obiezione, per cui siamo passati dalle forme cosiddette classiche, quale poteva essere l’obiezione al servizio militare, a forme nuove quali ad esempio l’obiezione all’imposizione fiscale per le spese di difesa, il rifiuto del medico di praticare l’aborto, la procreazione medicalmente assistita, l’eutanasia, il farmacista di vendere medicamenti abortivi – quali la pillola del giorno dopo – e la vivisezione. In funzione di questa enorme espansione dell’applicazione del concetto di obiezione, si distingue un’obiezione di coscienza moderna da una classica. L'obiezione di coscienza nella sua accezione moderna tende a sottolineare non solo la molteplicità ed imprevedibilità dei fenomeni sussumibili in questa categoria concettuale, quanto piuttosto la metamorfosi propria del concetto di coscienza, ed il suo inserimento e ‘nuova’ comprensione all'interno dell'ordinamento giuridico, che intanto nel tempo è andato fondandosi più sui valori che su norme, trasformandosi di fatto da stato di diritto in stato di diritti. Quando prendiamo in considerazione l’obiezione di coscienza classica non possiamo non far riferimento a colei  – Antigone di Sofocle – che ha rappresentato la figura antesignana dell’obiezione di coscienza, nella sua manifestazione più alta e più nobile, giungendo sino al sacrificio supremo della vita, in nome di una fedeltà superiore, attribuita alla legge che l’uomo trova riposta nella propria coscienza. Antigone, infatti, nella tradizione gius-filosofica ha incarnato, da sempre, l’icona del conflitto tra legge naturale e legge positiva... (segue) 



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