Lo studio che qui si svilupperà intende rispondere a due quesiti a partire da due premesse/osservazioni. La prima osservazione riguarda la doppia funzione delle politiche sociali, le quali, da una parte, sono strumentali a rispondere, in via diretta, a certi bisogni della popolazione ritenuti di interesse pubblico e, dall’altra, sono finalizzate a incrementare, indirettamente, lo sviluppo economico. La seconda riguarda le principali dimensioni della crisi che l’Ue e gli Stati membri stanno attraversando, vale a dire il profilo economico/finanziario e il profilo della integrazione, del quale ultimo si sono avute peraltro recenti evidenze in ambito sia eurounitario (come testimonia la vicenda Brexit) sia nazionale (come testimonia la vicenda della Catalogna). I quesiti concernono la consistenza dell’attuale ruolo dell’Ue e il modo in cui esso incide sulla sovranità degli Stati. Il contesto della ricerca non è tuttavia generale, ma riguarda in particolare l’ambito delle politiche sociali, a sua volta interessato da due fenomeni: in primo luogo, l’attuale stato di avanzamento del processo di integrazione europea, sebbene in crisi, rende la dimensione nazionale in molti casi inadeguata a rispondere a certi bisogni della popolazione; in secondo luogo, la contrazione della sovranità degli Stati rappresenta un fattore di pericolo per la tenuta dei sistemi di welfare nazionali. Da un lato, infatti, la disciplina dei diritti in ciascuno Stato membro può influenzare la circolazione delle persone e dei servizi nell’Unione; dall’altro, la circolazione delle persone e dei servizi nell’Unione può influenzare la spesa sociale dello Stato ospitante e dello Stato di appartenenza del cittadino migrante. Qui si può evidenziare un profilo di fatto in grado di tenere insieme, pur se con riferimento a un solo segmento della intera prospettiva, le premesse/osservazioni, le dimensioni e i quesiti cui sin qui si è fatto riferimento: la circolazione dei cittadini Ue da un Paese Ue all’altro (verosimilmente con qualche differenza fra quelli dell’eurozona e quelli esterni a essa) ha determinato condizioni di sofferenza (o almeno la percezione di condizioni di sofferenza) del Paese ospitante in relazione all’onere di garanzia delle prestazioni sociali o a oneri di genere diverso, e dunque ha rappresentato anche una delle cause dell’erompere di istanze separazioniste nei confronti dell’ordinamento eurounitario. A questo profilo, che riguarda il solo nesso causale fra circolazione dei cittadini Ue e istanze separazioniste, si aggiungono quelli riguardanti gli effetti dei diversi tipi di migrazione sulle politiche pubbliche (in atto o in potenza, per rispondere a certi bisogni in ragione del raggiungimento di certi obiettivi) nei due differenti scenari dell’Unione mantenuta o della separazione. Si potrebbe pertanto prevedere una intensificazione del ruolo dell’Unione nelle politiche sociali (come già accaduto in passato) in ragione del rapporto di interconnessione fra circolazione dei cittadini e dei servizi nell’Ue, sviluppo dei sistemi di welfare e sviluppo economico. Tuttavia, se nel primo settore (le quattro libertà di circolazione) l’Ue ha competenze esclusive, nel secondo e nel terzo (sviluppo dei sistemi di welfare e sviluppo economico) prevalentemente concorrenti o di sostegno, coordinamento e completamento (infra). La dimensione eurounitaria di questo scenario si fonda attualmente sul Modello Sociale Europeo, il quale è stato edificato (1) sulla progressiva estensione delle politiche comunitarie al di là dell’originario nucleo della realizzazione e della gestione del mercato comune e dell’unione economica e monetaria, a partire soprattutto dalla fine degli anni ’80 del secolo scorso; nonché (2) sulla formulazione, a partire dall’inizio del nuovo millennio, della teoria (principalmente riconducibile alle posizioni della Corte di Giustizia e della Commissione) dei servizi sociali come servizi di interesse economico generale in via di principio soggetti al regime comunitario in materia di concorrenza e mercato interno, a meno che ciò non osti alla specifica missione loro affidata. Occorre pertanto far convergere i due quesiti generali sopra richiamati in un quesito particolare, e dunque chiedersi come, in questo contesto, l’Ue stia facendo fronte al proprio bisogno di rafforzare il Modello Sociale Europeo, funzionale a sua volta a sostenere lo sviluppo economico, e quale sia per l’effetto il rapporto fra il ruolo dell’Ue e la sovranità degli Stati nel perseguimento di questo obiettivo. Sarà analizzata in particolare la strategia eurounitaria basata sulla adozione del Pilastro Europeo dei Diritti Sociali, intrapresa nel 2016 e giunta, alla fine del 2017, a una proclamazione interistituzionale da parte del Consiglio, del Parlamento e della Commissione: si cercherà di individuarne il significato, le potenzialità e i limiti… (segue)
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