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FOCUS - Fonti del diritto N. 2 - 01/02/2019

 La periodicità richiesta: la legge europea e la legge di delegazione europea

Il percorso normativo nazionale volto a garantire la partecipazione dell’Italia alle Comunità europee, poi all’Unione e, più in particolare, a predisporre adeguati strumenti di attuazione degli atti sovranazionali nasce, cresce e si sviluppa ruotando attorno alle esigenze tipiche di un sistema integrato tra ordinamenti.È in tale contesto che i meccanismi nazionali di adeguamento vanno costantemente sincronizzati alle dinamiche europee in continua evoluzione. Agli incessanti mutamenti del quadro istituzionale europeo e alla crescente complessità della produzione normativa corrisponde, nel tempo, la progressiva ridefinizione delle procedure di recepimento. Tale affinamento si perfeziona, poi, anche alla luce delle inefficienze del sistema nazionale che, riscontratesi nella prassi applicativa, inducono a migliorare le strategie di adeguamento, tramite nuovi strumento di intervento.Il primo segnale normativo «di una diversa attenzione al problema del recepimento del diritto comunitario» risale alla legge n. 183 del 1987, recante “Coordinamento delle politiche riguardanti l’appartenenza dell’Italia alle Comunità europee e adeguamento dell’ordinamento interno agli atti normativi comunitari”, con cui si introduceva un sia pur timido intervento per uscire da quella logica.Il percorso normativo nazionale volto a garantire la partecipazione dell’Italia alle Comunità europee, poi all’Unione e, più in particolare, a predisporre adeguati strumenti di attuazione degli atti sovranazionali nasce, cresce e si sviluppa ruotando attorno alle esigenze tipiche di un sistema integrato tra ordinamenti.È in tale contesto che i meccanismi nazionali di adeguamento vanno costantemente sincronizzati alle dinamiche europee in continua evoluzione. Agli incessanti mutamenti del quadro istituzionale europeo e alla crescente complessità della produzione normativa corrisponde, nel tempo, la progressiva ridefinizione delle procedure di recepimento. Tale affinamento si perfeziona, poi, anche alla luce delle inefficienze del sistema nazionale che, riscontratesi nella prassi applicativa, inducono a migliorare le strategie di adeguamento, tramite nuovi strumento di intervento. Il primo segnale normativo «di una diversa attenzione al problema del recepimento del diritto comunitario» risale alla legge n. 183 del 1987, recante “Coordinamento delle politiche riguardanti l’appartenenza dell’Italia alle Comunità europee e adeguamento dell’ordinamento interno agli atti normativi comunitari”, con cui si introduceva un sia pur timido intervento per uscire da quella logica emergenziale, sporadica, occasionale e non di rado incostituzionale che fino ad allora aveva caratterizzato il recepimento di «interi pacchetti di direttive». In un contesto in cui l’attuazione avveniva tramite le c.d. deleghe-tampone che nulla avevano in comune con l’istituto della delega di cui all’art. 76 Cost., se non il nome - essendo pressoché in bianco, a oggetto indeterminato, volte all’attuazione di atti futuri, senza vincoli temporali, né l’indicazione di principi o criteri direttivi – la legge n. 183 del 1987, ben più garantista del disposto costituzionale, prescriveva che il recepimento avvenisse con delega, ma solo per direttive già emanate, da attuare entro i dodici mesi successivi e in base a criteri differenziati per materia. L’adeguamento agli atti non direttamente applicabili continuava però a essere del tutto asistematico e disorganico, consentendo all’Italia di mantenere il triste “primato” di essere il principale trasgressore degli obblighi europei. Inesorabili, poi, le conseguenze di siffatto primato: una vera e propria “collezione” di ingenti e significative pronunce di condanna da parte della Corte di giustizia delle Comunità europee. Diveniva quindi improcrastinabile l’esigenza di un affinamento delle tecniche di recepimento. È in tale contesto, di profonda e insensata instabilità, che si inserisce il primo, vero, tentativo di razionalizzazione introdotto con la legge n. 86 del 1989, recante “Norme generali sulla partecipazione dell'Italia al processo normativo comunitario e sulle procedure di esecuzione degli obblighi comunitari... (segue)



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