Un interessante punto di osservazione per analizzare gli inediti rapporti tra iniziativa legislativa popolare e attività parlamentare è rappresentato dalle iniziative legislative in materia di contenimento (quando non di totale arresto) del consumo di suolo e di tutela del paesaggio. Il consumo di suolo è quell’attività «dovuta all’occupazione di superficie originariamente agricola, naturale o seminaturale» che determina «un incremento della copertura artificiale di terreno, legato alle dinamiche insediative e infrastrutturali». Si tratta di un processo dovuto principalmente «alla costruzione di nuovi edifici, fabbricati e insediamenti, all’espansione delle città, alla densificazione o alla conversione di terreno entro un’area urbana, all’infrastrutturazione del territorio». La prima proposta di legge in materia (dal titolo “Valorizzazione delle aree agricole e contenimento del consumo di suolo”) risale al 2012, anno di pubblicazione del rapporto dell’allora Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Mario Catania, dal titolo Costruire il futuro: difendere l’agricoltura dalla cementificazione, seguita, nell’ambito della XVII legislatura, da un progetto di legge di origine governativa, rimasto tale nonostante l’approvazione della Camera, avvenuta il 12 maggio del 2016, dell’A.C. 2039 (Contenimento del consumo di suolo e riuso del suolo edificato), e le successive modifiche operate dalle Commissioni riunite Territorio e Ambiente e Agricoltura del Senato (su A.S. 2383), con l’introduzione, nello specifico, di una riduzione progressiva del consumo di suolo almeno pari al 15 per cento ogni tre anni. Per quanto riguarda la XVIII legislatura, sono attualmente all’esame, in sede referente, al Senato, presso le commissioni permanenti 9a (Agricoltura e produzione agroalimentare) e 13ma (Territorio, Ambiente, Beni ambientali) due disegni di legge (A.S. 164 Nugnes e A.S. 86 De Petris), cui sono state successivamente abbinate altre proposte. L’A.S. 164 Nugnes riprende, pressoché integralmente, il testo dell’A.C. 63 Daga. L’articolato, fatto proprio dal Movimento 5 Stelle, costituisce, a dire il vero, il frutto dell’elaborazione del Gruppo di lavoro tecnico-scientifico di carattere multidisciplinare, operativo all’interno del Forum Nazionale “Salviamo il paesaggio – Difendiamo i territori” (di seguito, per brevità, il Forum). Il Forum, nato nel 2011, si autodefinisce «aggregato di associazioni e cittadini di tutta Italia (sul modello del Forum per l’acqua pubblica), che, mantenendo le peculiarità di ciascun soggetto, intende perseguire un unico obiettivo: salvare il paesaggio e il territorio italiano dalla deregulation e dal cemento selvaggio». Tra gli obiettivi del Forum, insieme al censimento in tutti i Comuni italiani degli edifici sfitti o non utilizzati e alla predisposizione di una campagna di comunicazione nazionale, vi è l’elaborazione della «proposta di legge di iniziativa popolare» denominata Norme per l’arresto del consumo di suolo e per il riuso dei suoli urbanizzati. Ciò posto, si rileva un utilizzo improprio del concetto di proposta di legge di iniziativa popolare, quantomeno alla luce dell’art. 71 della Costituzione. Al netto della forma, la proposta di legge non è infatti supportata dalle 50.000 firme richieste, ma, come già accennato, costituisce il risultato delle riflessioni di un gruppo di lavoro formato da 75 membri. Ciò nondimeno, il 27 marzo 2018 è stato trasmesso alla Presidenza del Senato della Repubblica il disegno di legge dal titolo Disposizioni per il contenimento del consumo di suolo, di riuso del suolo edificato e per la tutela del paesaggio (A.S.164). Il 28 marzo 2018 è stata presentata alla Camera dei deputati la proposta di legge Disposizioni per l’arresto del consumo di suolo e per il riuso dei suoli riedificati (A.C. 63). Esse, nonostante le modifiche nell’intitolazione, risultavano replicare in modo esplicito la proposta avanzata dal Forum con particolare riferimento al suo aspetto più qualificante: l’arresto del consumo di suolo «per qualsiasi destinazione», risultando le esigenze insediative ed infrastrutturali soddisfatte mediante «il riuso, la rigenerazione e la riorganizzazione degli insediamenti e delle infrastrutture esistenti» (art.3). L’iter legislativo della proposta di legge è proseguito al Senato con l’abbinamento di ulteriori disegni di legge i quali, a dispetto dell’afferenza tematica con quello in commento, si differenziano notevolmente con riferimento all’obiettivo dichiarato: l’arresto ovvero il progressivo contenimento del consumo di suolo. Un caso significativo è rappresentato dall’A.S. 86 concernente Disposizioni per la riduzione del consumo di suolo nonché delega al Governo in materia di rigenerazione delle aree urbane degradate il quale, all’art. 3, si limita a stabilire un limite progressivo al consumo di suolo, pur in coerenza con gli obiettivi programmatici stabiliti in ambito europeo (a livello nazionale, azzeramento del consumo di suolo entro il 2050; a livello regionale, una riduzione del consumo di suolo pari al 20% ogni tre anni rispetto ai rilevamenti dei tre anni precedenti). Al contempo, con riferimento all’A.S. 164 risulta di particolare interesse il riferimento alla tutela del paesaggio: una sorta di convitato di pietra, non essendo meglio specificato nei testi proposti secondo quali coordinate ed azioni essa dovrebbe svilupparsi; parrebbe quindi trattarsi di una sorta di rinvio “di sistema”, in grado di ancorare la tutela del consumo di suolo a quella programmaticamente prevista quale compito istituzionale della Repubblica dall’articolo 9, comma secondo, della Costituzione. Esiste infatti una sostanziale differenza tra suolo e paesaggio… (segue)
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