Il titolo scelto per questo breve scritto riassume le due prospettive, complementari, da cui vorrei commentare la figura e il lascito di Enrico Mattei: 1) la sua concezione sul ruolo dell’impresa, in particolare dell’impresa pubblica e 2) la dimensione e il significato attuale della sua opera, del suo straordinario contributo allo sviluppo dell’Italia e delle relazioni con i paesi produttori.
Cosa era l’impresa per Mattei e come la sua concezione si inserisce nel contesto politico ed economico del secondo dopoguerra?
Mattei era un convinto sostenitore dell’impresa pubblica e del suo ruolo sociale. Mosso da una sorta di patriottismo economico e alimentato dall’adesione al cattolicesimo progressista, riteneva che solo la coesistenza di una forte iniziativa economica pubblica con quella privata potesse garantire innovazione, sviluppo e giustizia sociale.
Per Mattei l’impresa pubblica svolge una “funzione integrativa o sostitutiva dell’industria privata”. Essa doveva essere dotata di piena autonomia organizzativa e di mezzi per poter interpretare un ruolo propulsivo nei settori strategici per l’economia nazionale, in particolare quello energetico.
In un discorso del dicembre 1958, a Pechino, emergono venature anticapitaliste, di matrice cattolica e socialista, forse anche per la ricerca... (segue)
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