
Paesi di transito e origine dei migranti hanno impostato nel tempo una cooperazione multi-livello nel quadro dell’Unione europea nel tentativo di gestire la migrazione e fornire una risposta (adeguata?) alla sfida (a breve e lungo termine) che i flussi migratori rappresentano. A livello politico, detta cooperazione si è concretizzata nelle agende comuni in materia di migrazione e mobilità ed in svariati dialoghi tra i paesi di origine, transito e destinazione dei flussi migratori. In particolare, tali dialoghi si sono sviluppati a livello regionale (il riferimento è ai Processo di Praga, Budapest, Rabat, Khartoum, al Dialogo UE-ACP, al Partenariato orientale su immigrazione ed asilo, ed al Dialogo UE-Africa su mobilità e Immigrazione), come a livello bilaterale. In quest’ultimo caso si è anzi assistito ad un dualismo del bilateralismo investendo lo stesso sia una cooperazione bilaterale tra Unione europea e Stati terzi, attraverso ad esempio i partenariati per la mobilità; che un livello di cooperazione bilaterale nazionale che vede coinvolti alcuni Stati membri e taluni Stati terzi. A livello giuridico la cooperazione si manifesta invece nell’inserimento di clausole di migrazione in accordi di associazione o accordi di cooperazione, ovvero nella conclusione di specifici accordi internazionali in materia di migrazione, quali... (segue)
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