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di Giancarlo Doria
E adesso? La gara delle primarie USA dopo un febbraio piuttosto anomalo
Martedì 5 febbraio: ancora fino a poche settimane fa, questa data rappresentava la linea dell’orizzonte per i commentatori, gli spettatori e gli stessi protagonisti dalla campagna delle pri-marie statunitensi. Dalle oltre venti consultazioni raggruppate nel Super Tuesday 2008 ci si attendeva infatti diffusamente quello stesso risultato che simili super-eventi avevano usualmente pro-dotto nelle tornate elettorali dagli anni Ottanta in poi : la definizione cioè di due chiari front-runner dietro i quali i due partiti avrebbero potuto cominciare a raggrupparsi in vista della sfida di novembre.
E invece, il 6 febbraio, al depositarsi delle polveri del Super Tuesday, ci si avvedeva di un risulta-to sorprendente, anche se da qualche tempo non del tutto inatteso: che il giorno del giudizio aveva funzionato solo a metà. Mentre infatti sul fronte repubblicano l’ascesa di McCain, innescata dal triplice successo New Hampshire - South Carolina - Florida delle settimane precedenti, veniva confermata ed anzi rafforzata secondo manuale (anche se non risultavano affatto sciolti i dubbi sull’appeal dell’eroe del Vietnam sopra la destra del partito, soprattutto nel Sud), il fronte demo-cratico usciva dalla sfida esattamente come vi era entrato: spaccato a metà fra Hillary Clinton e Barack Obama.