
Si è spento ieri un altro faro del Diritto costituzionale italiano.
Ci ha lasciato Lorenza Carlassare, scienziata rigorosa e al tempo stesso brillante, autrice di pagine che rimarranno indelebili nella dottrina italiana.
Allieva di Vezio Crisafulli è stata la prima donna in Italia a ricoprire la cattedra di diritto costituzionale, vinta tra l’altro, grazie ad una lavoro sul principio di legalità nella pubblica amministrazione (Regolamenti dell’esecutivo e principio di legalità, Padova 1966) che rimane un punto di riferimento ineludibile negli studi di settore. La sua produzione successiva insiste su temi classici continuamente rivisitati e rinvigoriti dall’idea della Costituzione come limite al potere (tra cui Amministrazione e potere politico, Padova 1974; Conversazioni sulla Costituzione, Padova 1996; Il controllo democratico sugli impegni internazionali, curato insieme a G. Battaglini, Padova 1997….)
Ha insegnato prima all'Università di Padova, poi a Verona e quindi a Ferrara, prima di far ritorno a Padova, nella cui Facoltà di Giurisprudenza ha insegnato fino alla collocazione fuori ruolo. Tra i suoi maggiori lasciti, vi è una autorevole scuola di diritto costituzionale, costruita negli anni con generosità e dedizione. Colleghe e colleghi che da Lei hanno appreso metodo e amore per lo studio “serio” del diritto costituzionale, costruito sul sapere e sul rifiuto del mero nozionismo. Lorenza era una vera Maestra, come pochi sanno essere.
E’ stata anche una giurista militante, nel senso migliore e più nobile del termine. Voce critica e costruttiva, sempre in dialettica con la politica e le istituzioni, mai prona al potere e alle sue seduzioni. La sua ultima “battaglia” è stata per il SI al referendum sulla riduzione del numero dei parlamentari, ma anche in quella circostanza, con la sua consueta lucidità, sottolineava come essa non poteva essere disgiunta dalla riforma della legge elettorale, in modo tale da coniugare efficienza (riduzione) e scelta autentica degli elettori (no liste bloccate), auspicando in tal modo una riforma che, purtroppo, non ha visto la luce.
Perdiamo non solo un’autorevole scienziata ma anche un raro esempio di impegno civile autentico e appassionato. A noi tutti il compito e la responsabilità di non disperdere l’eredità che ci lascia.
Ai suoi cari un pensiero, alle Allieve ed Allievi un abbraccio affettuoso
La Direzione e la Redazione
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