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NUMERO 24 - 09/10/2024

Fino a che punto possono tenersi distinte le vicende della forma di governo da quelle della forma di Stato?

Usualmente forma di governo e forma di Stato si considerano schemi teorici distinti in quanto riferiti a “cose” parimenti distinte. Forse, un tempo questa comune credenza aveva una sua giustificazione; a me, tuttavia, sembra che, anche alla luce di recenti vicende che hanno segnato (e seguitano a segnare) a fondo le dinamiche istituzionali ed ordinamentali, il quadro complessivo si presenti unitario: come ciò che si ha quando, utilizzando ottiche intercambiabili applicate ad una macchina fotografica, si mette a fuoco ora una sola parte del quadro stesso ed ora tutto ciò che si ha davanti agli occhi dell’operatore, ferma appunto restando l’unicità dell’oggetto ritratto. Ricorro ad una metafora per chiarire meglio il mio pensiero, utilizzando l’immagine dell’iceberg. La forma di governo, infatti, in quanto riferita – secondo una veduta, come si sa, assai risalente – al modo con cui si connotano le relazioni tra gli organi di vertice dell’ente di volta in volta considerato (lo Stato, la Regione o altro ente territoriale, come pure extra moenia, l’Unione europea, ecc.), è solo la punta maggiormente appariscente dell’ordinamento, al pari di un icebergche si mostri solo nella sua parte sovrastante le acque... (segue)



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