La vicenda elettorale che condurrà ai rinnovi dei Consigli regionali e all’elezione dei Presidenti in sei Regioni a statuto ordinario (Veneto, Toscana, Marche, Campania, Puglia e Calabria) e in Valle d’Aosta, per come si è finora svolta e per quanto si viene prospettando, è l’impietosa conferma degli effetti di deformazione dei meccanismi di investitura democratica e della rappresentanza politica, che si sono determinati e progressivamente aggravati, per effetto della torsione monocratica che ha investito l’intero sistema delle autonomie. È cioè dato osservare il rendimento deteriore del massimo potenziamento, a ogni livello istituzionale, del vertice dell’Esecutivo direttamente eletto: un assetto a sostegno del quale si sono incontrate, e reciprocamente alimentate, l’idea della maggiore efficienza della unidimensionalità del potere al confronto con le faticose procedure della condivisione e dei controlli e il populismo come ideologia e come pratica politica... (segue)
Dopo un difficile compromesso, fumata bianca al Consiglio europeo sui principali posti apicali nell'Unione europea
Carlo Curti Gialdino (03/07/3019)
La V Repubblica e l’arte di imparare (in fretta) a navigare a vista: anatomia di un’impasse istituzionale tra crisi politica e crisi di regime
Paola Piciacchia (05/11/2025)
La sentenza n. 192 del 2024 e la “dottrina” del giudice costituzionale sul regionalismo
Marcello Cecchetti (27/10/2025)
A propósito de la sentencia del Tribunal Constitucional español sobre la ley de amnistía
Asunción de la Iglesia Chamarro (22/10/2025)
A volte ritornano… I dilemmi e le insidie di un’ennesima riforma della legge elettorale
Enrico Grosso (08/10/2025)