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di Pierdomenico Logroscino
Accordo tra potenze straniere e scelte democratiche nella decisione costituente dell’Italia repubblicana
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Funzione degli anniversari è stimolare il ritorno alla riflessione sull’accadimento ricordato, che il tempo e le occupazioni del quotidiano sempre tendono ad offuscare. Così, il decorrere del sessantennio è occasione per volgere ancora l’attenzione sulla genesi della Costituzione repubblicana, nella prospettiva di fornire materiale al dibattito sulla sua “attualità”. Termine, quest’ultimo, che qui è usato per intendere due temi oggi fatti oggetto di discussioni diffuse e serrate, ma non sempre del tutto meditate: quello del permanere della funzionalità della Carta del 1948 e quello del significato che essa ha assunto nella sua evoluzione. Entrambi, per essere affrontati adeguatamente, richiedono di risalire alle origini, al contesto internazionale e nazionale di condizioni e bisogni e di valori e programmi che l’ha prodotta. Ricostruire le coordinate storiche lungo cui si incontra il “punto di avvio” dell’esperienza costituzionale è infatti indispensabile per poter «andare oltre»
, per poter seguire il suo divenire in maniera consapevole, giacché tracciare le linee della prospettiva storico-evolutiva non è possibile qualora quel “punto” non sia nitido. E – come insegna il professor Cervati – ad una corretta visione prospettica non si può rinunciare nello studio del diritto costituzionale, in quanto essa consente di «prendere le distanze tanto dalla rigidità concettuale di chi vede [nella Costituzione] solo un ordine di valutazioni, legate tra loro esclusivamente da un’astratta connessione di stretta consequenzialità, quanto dalla passione di chi vive in prima persona la trasformazione delle istituzioni o il loro cattivo funzionamento». Il che aiuta in maniera determinante «a chiarire le dinamiche della società […], ad approfondirne contenuti ideali e tempi di sviluppo, che non sono così strettamente legati alle degenerazioni e alle anomalie del presente, come può far credere la propaganda elettorale».
(segue)
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