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di Nicola Occhiocupo
Costituzione e riforma dello Stato
L’Associazione Nazionale dei Funzionari dell’Amministrazione Civile dell’Interno (ANFACI) ha voluto ricordare il trentennale della sua fondazione, con il celebrare un evento fondamentale dell’Italia contemporanea: la Costituzione repubblicana, a sessant’anni dalla sua entrata in vigore. La decisione vuole essere anche una testimonianza concreta della “coscienza costituzionale” che pervade questi funzionari dello Stato, impegnati a svolgere, in tutto il territorio del Paese, un nuovo ruolo nella individuazione di domande e di bisogni dei cittadini, nel fornire loro risposte efficaci e tempestive e nel salvaguardare i diritti delle persone, che trovano nella Costituzione il fondamento sicuro, in posizione di indipendenza e di autonomia.
Il tema assegnatomi – la Costituzione e la riforma dello Stato – è estremamente interessante, vasto e complesso. Il tempo a disposizione è quello che è. Mi limiterò a riproporre qualche rapida considerazione, sviluppata in diversi miei lavori.
La Costituzione repubblicana, dunque, ha compiuto sessant’anni di vita. Nel tardo pomeriggio del 22 dicembre 1947, il Presidente dell’Assemblea Costituente, Umberto Terracini, proclama il risultato della votazione a scrutinio segreto, per appello nominale, sul testo definitivo: deputati presenti e votanti 515; maggioranza richiesta 258; voti favorevoli 453; voti contrari 62. La Costituzione viene promulgata dal Capo provvisorio dello Stato, Enrico De Nicola, il 27 dicembre, ed entra in vigore il 1° gennaio 1948.
La maggioranza così ampia, tale da superare largamente i due terzi dei componenti l’Assemblea, testimonia in modo in equivoco il vasto consenso formatosi sulla Legge fondamentale, tra i cinquecentocinquanta deputati, eletti il 2 giugno 1946, con decisione sovrana del popolo italiano.
Oggi, la Costituzione, in uno scenario politico, istituzionale, economico, sociale, interno, europeo, internazionale profondamente diverso da quello esistente nel periodo della sua elaborazione, approvazione ed entrata in vigore, con uno Stato in fase di profonda trasformazione, deve ritenersi superata, come pur si afferma, o conserva una sua vitalità ed attualità? E’ idonea, in poche parole, a soddisfare i bisogni, le esigenze, le domande, le sfide della società di oggi?
(segue)
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