
Con l’inizio delle vacanze estive il dibattito sulle iniziative riformatrici del Ministro Gelmini si fa rovente. Ai provvedimenti annunciati negli ultimi giorni su Università e ricerca si aggiunge, infatti, una fatale casualità che non mancherà di offrire lo spunto ad ampie riflessioni della dottrina, ossia, la pubblicazione praticamente contestuale del DPR n. 81 del 20 marzo 2009, recante “Norme per la riorganizzazione della rete scolastica e il razionale ed efficace utilizzo delle risorse umane della scuola, ai sensi dell’articolo 64, comma 4, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133”, e della sentenza n. 200 del 2009 della Corte Costituzionale, che ha avuto ad oggetto proprio le Disposizioni in materia di organizzazione scolastica di cui all’articolo 64 suddetto, e ne ha dichiarato la parziale illegittimità. La pronuncia della Corte, invero, non scuote il “pacchetto scuola” governativo al punto da preannunciarne una fragorosa rovina, cionondimeno il suo valore giuridico è rilevantissimo, andando a prendere posizione in modo articolato e compiuto sulla dibattuta questione della corretta interpretazione che devono ricevere le disposizioni costituzionali introdotte dalla riforma del Titolo V sul riparto di competenze in materia di istruzione. Dal chiarimento di tale questione discendono, come è evidente, conseguenze dirette in ordine alla delimitazione dell’ampiezza della potestà regolamentare dello Stato in questo settore e, pertanto, la pronuncia risulta ancor più rilevante oggi che la pubblicazione del DPR n. 81 del 2009 ha dato avvio all’attuazione di una riforma che si basa sul metodo della delegificazione. La strada intrapresa dal Governo richiede quindi una stretta verifica dei titoli di legittimazione degli atti che verranno adottati e la sentenza in commento sembra offrire finalmente maggiori certezze all’interprete.
(segue)
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