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NUMERO 5 - 09/03/2011

 Considerazioni, a prima lettura, sulle sentenze del gennaio 2011 sull'ammissibilità dei referendum abrogativi

Un’analisi “a prima lettura” delle decisioni sull’ammissibilità dei sei referendum presentati nel 2010 (sentenze nn. 24, 25, 26, 27, 28 e 29 del 2011) consente di cogliere una tendenza della Corte al riordino degli intricati schemi di giudizio sviluppatisi a partire dalla decisione n. 16 del 1978. Non che tale dato costituisca una radicale novità: forse è proprio la complessità che oramai caratterizza l’armamentario richiesto per questa peculiare tipologia di giudizi ad imporre, ogni qualvolta si presenti l’occasione per un suo utilizzo, una preliminare opera ricostruttiva. Così è ad esempio avvenuto, per citare il precedente più vicino, per le sentenze del 2008 (nn. 15, 16 e 17), in cui la Corte ha offerto una puntuale prospettazione di quello che in dottrina è stato qualificato come un vero e proprio “statuto” del referendum abrogativo in materia elettorale (S. BARTOLE, Corte costituzionale e Comitato dei promotori di fronte alle ambiguità e ai dilemmi del referendum in materia elettorale, in R. Bin [a cura di], Elettori legislatori? Il problema dell’ammissibilità del quesito referendario elettorale, Torino, 1999, p. 4 ss.). Si tratta, ad ogni modo, di sforzi apprezzabili, in quanto rivolti a soddisfare quelle esigenze di “chiarezza” che, ben oltre la conformazione dei quesiti, accompagnano la intera vicenda referendaria, dalla formulazione delle richieste – e già nella fase della raccolta delle sottoscrizioni – sino all’individuazione e alla portata dei criteri destinati ad orientare le decisioni della Corte sull’ammissibilità... (segue)



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