A luglio sembrava essere stato celebrato il rito della responsabilità e dell’unità; ad agosto si è ritornati a quello della divisione e dell’impotenza. A settembre non si sa. Mentre le borse esultano (rimbalzano) per la fine di Gheddafi, è infatti evidente che le due manovre estive non hanno provocato fenomeni simili all’union sacré dell’estate del 1914, di cui si erano dichiarati così soddisfatti sia il Presidente francese Poincaré che Guglielmo II (in Germania si chiamò Burgfrieden). In verità il commento del Presidente Napolitano, operato alle spalle del decreto del 6 luglio e della sua velocissima conversione parlamentare il 15 dello stesso mese, era stato in apparenza simile attraverso l'uso incisivo e ripetuto del termine coesione (22 luglio 2011). Tutti i soggetti istituzionali si erano dichiarati sostanzialmente appagati, anche perché la manovra era sostanzialmente leggera e rinviava i problemi al 2014 (L.15 luglio 2011,n.111). Nel nostro caso la tregua non è, però, durata molto tempo. Appena un mese dopo, gli avvenimenti sul fronte dei mercati e le pressioni europee hanno condotto l’Esecutivo ad una confusa manovra bis (D.L.13 agosto 2011,n.138), di cui ancora non si conosce il reale contenuto, ed hanno costretto il Capo dello Stato ad una esternazione di rara drammaticità al Meeting di Comunione e Liberazione (21 agosto 2011).In un contesto invero singolare, Napolitano ha evidenziato l'immersione "in un angoscioso presente", che impone "decisioni immediate", parlando "il linguaggio della verità" e liberandosi da approcci angusti e partigiani. Si è trattato di un discorso dal sapore weimariano, ma estremamente lucido e realista, che ha ricordato la profondità storica e politica dei problemi attuali nel contesto interno ed internazionale. (segue)
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