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NUMERO 20 - 29/10/2014

 Le elezioni in Brasile tra presidenzialismo, coesione federale ed economia globale: un paradigma per i BRICS?

Dilma Rousseff è reeleita, rieletta per altri quattro anni. Questo il risultato del secondo turno delle elezioni presidenziali svolte in Brasile la scorsa domenica 26 ottobre. La Presidente della Repubblica brasiliana attualmente in carica, del PT – Partido de losTrabajadores – ottiene il suo secondo mandato con 54,5 milioni di voti (il 51,64% del totale) contro il 48,4% dei voti del suo avversario, Aécio Neves il leader del  PSDB – Partido da Social Democracia Brasileira. Quelle di domenica scorsa sono state, tuttavia,le elezioni presidenziali più combattute dal 1989, quando Fernando Collo rbattè Lula al ballottaggio con il 53%contro il 47%. Dopo non era mai più successo che due candidati avessero la possibilità di vittoria fino alla fine della campagna.  Fernando Henrique Cardoso, socialdemocratico come Neves, vinse due mandati (1994 e 1998) con la maggioranza assoluta al primo turno, senza bisogno del ballottaggio. Nel 2002 e nel 2006, invece, Lula ottenne maggioranze molto larghe, sopra il 60%. Oggi, un primo dato balza agli occhi: la netta polarizzazione elettorale. Il Paese che esce dalle urne è più spaccato e nelle ultime settimane prima del voto è diventata sempre più evidente la divisione politica e geografica tra i cosiddetti "due Brasile": quello del Nord e Nord-Est, molto più povero, e quello del Sud, più ricco e industrializzato. Una spaccatura non solo di classe ma, in parte, anche etnica. Il Nord è più nero e meticcio rispetto al Sud, dove più forte è stata l’immigrazione europea. "Lotta di classe nelle urne" hanno titolato molti giornali alla vigilia proprio perché Dilma trionfava nelle favelas e nel Nord povero, mentre Aécio Neves era forte tra le classi medie delle città industrializzate, da San Paolo a Porto Alegre (la città dove Dilma risiede),e tutto il Sud. Una frattura evidente anche nel mondo finanziario e produttivo, con le Borse che hanno sempre festeggiato i sondaggi quando erano favorevoli ad Aécio Neves ed hanno immediatamente reagito male al risultato elettorale con una ribasso del principale indice della borsa brasiliana del 2,8% (raggiungendo il livello più basso dallo scorso aprile). Anche il valore della Petrobras (la principale impresa energetica, coinvolta in scandali per corruzione del governo e funzionari pubblici del PT) ha subito una svalutazione di più del 12% e il dollaro si è immediatamente rivalutato del 2%... (segue)



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