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NUMERO 5 - 09/03/2016

 L'eredità di Brown. La Costituzione Americana e la lotta contro la discriminazione razziale

Sessantadue anni fa, il 17 maggio 1954, la Corte Suprema USA pubblicava una di quelle sentenze che hanno fatto la storia della giurisprudenza costituzionale americana, e più in generale del cammino delle libertà e dei diritti civili, sviluppando key legacies che sono andate oltre il campo della discriminazione razziale. Nel decidere sul caso Brown v. Board of Education of Topeka, la Corte Suprema dichiarò incostituzionale, perché contrario all’Equal Protection Clause del XIV Emendamento, il sistema di segregazione razziale nella scuola pubblica, un sistema basato sull’ipocrita formula del ‘separate but equal’, che era stata avvalorata sempre dalla Corte Suprema – come “racially neutral” - nel settore dei trasporti pubblici, nel caso Plessy v. Ferguson del 1896, con affermazioni che lette oggi appaiono davvero inaccettabili, come quando la Corte scrive che “la legge non può sradicare gli istinti razziali né abolire le distinzioni fondate sulle differenze psichiche”, o ancora che la segregazione crea uno stigma di inferiorità non “per nessuna ragione che si trovi nell’atto stesso, ma solo perché la razza colored sceglie di sovrapporvi una tale costruzione”. Di fronte a questa opinion della maggioranza dei Justices, fu Harlan ad elaborare un dissent che è stato, in un certo senso, profetico, e che ritroveremo sia nella motivazione di Brown, sia nelle opinioni di Kennedy nei “sodomy law cases” (soprattutto nella celebre sentenza Lawrence vs. Texas del 2003), e nei più recenti giudizi sulla legalizzazione del same-sex marriage (Windsor, del 2013; e Obergefell, del 2015): The arbitrary separation of citizens, on the basis of race, while they are on a public highway, is a badge of servitude wholly inconsistent with the civil freedom and the equality before the law established by the Constitution. It cannot be justified upon any legal grounds. Indeed, such legislation as that here in question is inconsistent not only with that equality of rights which pertains to citizenship, national and state but with the personal liberty enjoyed by everyone within the United States. Everyone knows that the statues in question had its origin in the purpose, not so much to exclude white persons from railroad cars occupied by blacks, as to exclude colored people from coaches occupied by or assigned to white persons. The white race deems itself to be the dominant race in this country. And so it is, in prestige, in achievements, in education, in wealth, and in power. So, I doubt not, it will continue to be for all time, if it remains true to its great heritage and holds fast to the principles of constitutional liberty. But in the view of the Constitution, in the eye of the law, there is in this country no superior, dominant, ruling class of citizens. There is no caste here. Our Constitution in color-blind and neither knows nor tolerates classes among citizens. In respect of civil rights, all citizens are equal before the law. In Brown la Corte contesta direttamente e in modo assoluto il criterio della segregazione razziale (ormai ‘imbarazzante’ per il Paese che aveva combattuto la II Guerra mondiale in nome della libertà, e che doveva confrontarsi con il ‘nemico’ sovietico e la sua capacità di conquistare diplomaticamente partners soprattutto tra i Paesi in via di sviluppo: per questa tesi, secondo cui Brown fu appoggiata per motivi opportunistici anche dall’establishment bianco, v. un interessante saggio degli anni ’60 di Derrick A. Bell Jr.), e lo esclude certamente dall’ambito scolastico (“in the field of public education, the doctrine of ‘separate but equal’ has no place. Separate educational facilities are inherently unequal”), come fatto in sé discriminatorio, che priva i bambini di un minority group di un diritto (quello all’equal educational opportunities) che “must be made available to all on equal terms”, proprio perché la scuola ha come dovere intrinseco quello di sviluppare lo spirito civico e di favorire l’integrazione sociale; e questo a prescindere dalla eventuale (ma in realtà era solo una finzione) equivalenza dei servizi disponibili nelle scuole per i Negri e nelle scuole per i bianchi (“… even though the physical facilities and other tangible factors of white and Negro schools may be equal”)... (segue)



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