
È noto che il periodo storico compreso tra l’avvenuta liberazione della Sicilia e l’avvio del percorso che condurrà prima all’approvazione dello Statuto speciale, e, poi della Costituzione repubblicana, rappresenta un laboratorio politico-costituzionale nel quale matura l’idea che il riconoscimento di una ‘autonomia differenziata’ (per l’appunto speciale) era la migliore risposta che il nascente ordinamento costituzionale poteva offrire per lo sviluppo economico e la composizione armonica delle differenziazioni legate alla storia dei territori di confine della Repubblica italiana. L’approvazione dello Statuto speciale della Regione rappresenta così il punto di arrivo di un articolato dibattito che poi segnerà l’avvio della stagione del regionalismo italiano. Dagli articoli di giornali, dai documenti ufficiali, dai progetti di statuto, dalle rivendicazioni indipendentiste, emerge che il dibattito sull’autonomia regionale e sullo Statuto speciale è stato una formidabile occasione per un confronto autentico fra cittadini, giuristi, politici, economisti che, spesso partendo da posizioni differenti, ognuno portatore di visioni diverse rispetto alla possibilità che il nascente Stato repubblicano potesse contemplare una articolazione del potere anche su base territoriale, attraverso la previsione di Regioni, hanno, comunque, condiviso l’impegno nella discussione, nel dibattere, in attesa dell’avvio della nuova stagione repubblicana. Con regio decreto legge n. 91 del 1944 fu istituito l’Alto Commissariato civile per la Sicilia quale organo di decentramento amministrativo statale nell’isola. Successivamente, fu istituita la Consulta regionale, composta da rappresentanti delle forze politiche e da esperti, incaricata di assistere l’Alto Commissario nell’esercizio delle sue funzioni e di predisporre una proposta di statuto per la Sicilia. Il 23 dicembre 1945 la Consulta regionale approvò il progetto di statuto, il quale fu definitivamente approvato con regio decreto legislativo 15 maggio 1946, n. 455. Dopo l’entrata in vigore della Costituzione repubblicana, il 1° gennaio 1948, l’Assemblea costituente esaminò lo statuto siciliano che venne, quindi, convertito con la legge costituzionale n. 2 del 1948. Il valore culturale e sociale dell’autonomia è certamente legato all’esistenza e all’attuazione dello statuto speciale del 1946, ma non solo. Infatti, le radici ideali dell’autonomia regionale possono essere rintracciate già nella costituzione siciliana del 1812. Un testo quest’ultimo nel quale convivevano le idee del costituzionalismo moderno di matrice britannica ed elementi propri della tradizione siciliana. Fra gli aspetti di continuità con il passato è certamente da annoverare la valorizzazione e la tutela dell’autonomia e indipendenza dell’isola. Le istanze autonomiste caratterizzeranno la costituzione del 1848 e riemergeranno ancora dopo l’unificazione italiana nel 1860, senza essere pur tuttavia soddisfatte se non dopo la seconda guerra mondiale con l’entrata in vigore dello statuto speciale. Le cronache di quegli anni danno un puntuale e giornaliero resoconto dell’avanzamento dei lavori statutari in seno alla Consulta e ci ricordano che le scelte ordinamentali contenute nello Statuto non furono apprezzate né dal Consiglio di Stato né dalla Corte dei Conti, e che l’approvazione con regio decreto non risolve il problema del coordinamento tra statuto speciale e costituzione: la risposta ai dubbi che la lettura delle disposizioni statutarie aveva suscitato verrà offerta soltanto dalla giurisprudenza dell’Alta Corte e della Corte costituzionale e dalle scelte politico-normative in tema di attuazione dello Statuto. Quale futuro per il nostro Statuto? Per rispondere è necessario comprendere le trasformazioni che hanno riguardato il nostro ordinamento costituzionale soprattutto negli ultimi vent’anni e immaginare quali conseguenze deriverebbero dalla riforma costituzionale discussa e approvata nel corso di questa legislatura e ora in attesa che si svolga il referendum di cui all’art. 138 della Costituzione... (segue)
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