
È solo in tempi relativamente recenti che si è cominciata a delineare la natura vincolata e obbligatoria del potere repressivo della p.a. in materia urbanistico edilizia. Infatti, i caratteri dell’obbligatorietà e della vincolatezza di tale potere non erano contemplati dalla l. n. 50/1942 (c.d. legge urbanistica), il cui art. 32 prevedeva unicamente la facoltà di ordinare la demolizione del manufatto abusivo, mentre l’art. 13 l. n. 765/1967 (c.d. legge Ponte), che sostituì l’art. 41 della citata legge urbanistica, si limitava a prevedere l’applicazione in via amministrativa della mera sanzione pecuniaria nel caso di impossibilità di riduzione in pristino o di demolizione degli abusi. Solo successivamente, con l’art. 15 l. n. 10/1977 (c.d. legge Bucalossi), cominciò a prendere forma, in materia urbanistica, la citata natura obbligatoria e la vincolata dell’azione repressiva, la quale venne delineata nella sua conformazione definitiva dalla legge 28 febbraio 1985 n. 47 e ribadita dal testo unico dell’edilizia. Già in passato, proprio in relazione a tale natura, si crearono due contrapposti orientamenti: da una parte, l’indirizzo favorevole ad escludere per il provvedimento demolitorio la necessità di una particolare motivazione e di una previa comparazione dell’interesse pubblico alla repressione dell’abuso con l’interesse del privato proprietario del manufatto; dall’altra parte, l’indirizzo favorevole ad un articolato e specifico onere motivazionale... (segue)
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