Nel XX secolo, l'evoluzione delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione (ICT) ha modellato una combinazione asimmetrica fra tre paradigmi della Pubblica Amministrazione: la Pubblica Amministrazione 1.0, che corrisponde al classico modello di Pubblica Amministrazione del diciannovesimo secolo, caratterizzato dall’utilizzo di carta, stampa e macchina da scrivere. La Pubblica Amministrazione 2.0, che incorpora computer, processori di testo, stampante e fax. La Pubblica Amministrazione 3.0 verso cui, nel XXI secolo, il settore pubblico ha iniziato a migrare grazie all’uso di internet, dei portali digitali, delle applicazioni mobili e dei social network. Attualmente la Pubblica Amministrazione si trova, tuttavia, già in una quarta fase di evoluzione. Questa quarta fase è collegata alla c.d. Quarta Rivoluzione Industriale ed ha come minimo comun denominatore un alto grado di automazione e di interconnessione che sta esercitando un impatto importante sull’essere umano stesso e sul suo modo di essere, oltre che sul suo ambiente di riferimento. Si tratta, evidentemente, di un’evoluzione monumentale che è connessa, essenzialmente, a due grandi fenomeni: la mutazione esponenziale delle nozioni di spazio e tempo che è derivata dall'uso massiccio di nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione; la trasformazione della maniera di elaborare dati e informazioni attraverso lo svolgimento automatizzato di attività che, prima, potevano essere svolte solo dall’intelligenza umana. L’automazione è connessa altresì all'attività predittiva, con tutti i suoi rischi e tutte le sue enormi potenzialità. In questo mutato contesto la burocrazia amministrativa si trova a dovere fare fronte ad opportunità e sfide senza precedenti, a fronte di cambiamenti che vanno ben al di là della mera necessità di adattare la Pubblica Amministrazione al passaggio da un’amministrazione che gestisce file cartacei ad un’amministrazione che gestisce file digitali, usa il web o i social network. In relazione al nuovo quadro risultante, in particolare, dall'uso dei sistemi di Intelligenza Artificiale applicati alle attività della Pubblica Amministrazione, si tratta di cambiamenti che rischiano di impattare sia sull'organizzazione amministrativa, in quanto tale; sia sul procedimento amministrativo nella sua struttura e nella sua disciplina; sia sul sistema di imputabilità delle decisioni amministrative (e della responsabilità amministrativa rispetto a tali decisioni che necessariamente ne consegue). Inoltre, come è stato autorevolmente messo in luce, rischia di esservi una modifica nel rapporto tra Pubblica Amministrazione e giudice “a tutto «vantaggio» di quest’ultimo, nella valutazione della correttezza delle relazioni intersoggettive tra cittadino e potere pubblico”. Questi cambiamenti dovranno essere accompagnati senz’altro da una rivoluzione culturale: che coinvolge molto probabilmente anche la formazione dei giuristi all’interno delle nostre università, anche al fine di evitare che - come sta avvenendo al momento - il cambiamento sia disegnato e supportato unicamente da ingegneri informatici, che poco o nulla comprendono delle specificità del diritto, in generale, e del diritto pubblico/amministrativo, in particolare. Prima di potere immaginare questi cambiamenti (e le loro conseguenze sul piano del diritto amministrativo) occorre, tuttavia, anzitutto comprendere le potenzialità del fenomeno. E per fare ciò occorre partire da una comprensione di base dello strumento (che cos’è l’Intelligenza Artificiale); per poi indagare quali siano le possibili applicazioni dell’Intelligenza Artificiale nel contesto dell’Attività della Pubblica Amministrazione… (segue)
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