
La presente vicenda, che germina dagli sviluppi del c.d. Russiagate e che ancora una volta ripropone il tema dei rapporti fra potere legislativo e potere esecutivo, ruotando attorno al conflitto fra l’interesse del Congresso ad acquisire dal potere esecutivo documenti e informazioni e quello antitetico dell’esecutivo a mantenerli riservati, si segnala, in questa fase iniziale, per l’adozione di una protective assertion of executive privilege (dichiarazione di protezione del privilegio esecutivo). Istituto giuridico questo che, strettamente connesso alla rivendicazione dell’executive privilege, è peculiare e specifico dell’esperienza costituzionale statunitense in cui peraltro, relativamente al suo utilizzo, vi è, se le ricerche fatte sono corrette, un solo precedente, essendo soltanto la seconda volta che ad esso si fa ricorso, avendo con tale dichiarazione il presidente Donald J. Trump inteso formalmente e precauzionalmente coprire tanto la consegna della versione integrale del rapporto Mueller con cui si sono chiuse le indagini sulle interferenze russe nelle elezioni U.S.A. del 2016 e su una sua ipotizzata ostruzione alla giustizia, quanto tutti i documenti ad esso correlati e richiesti dal Congresso tramite l’emissione di una formale subpoena. Si tratta probabilmente del primo passo di uno scontro fra legislativo ed esecutivo che, se dovesse coltivarsi, sarà lungo e molto duro, anche se è possibile prevedere che per i suoi sviluppi molto dipenderà dall’andamento delle prossime elezioni statunitensi fissate nel 2020. Come si vedrà, allo stato non è assolutamente possibile né dire se, quando e su quali documenti il Presidente assumerà una formale e definitiva claim of executive privilege (rivendicazione del privilegio esecutivo) né conseguentemente formulare un qualunque giudizio prognostico sulla effettiva possibilità da parte del Congresso di “ribaltare” il privilegio esecutivo presidenziale, ove questo fosse dichiarato, sostenendone l’illegalità innanzi al potere giudiziario. Tuttavia, pur con questa avvertenza, il caso è interessante perché consente di tratteggiare i caratteri dell’istituto giuridico dell’executive privilege, a partire proprio dalla, per ora rara, protective assertion of executive privilege. Questa infatti, diversamente da come hanno fatto intendere molti media, affermando che il presidente Trump aveva opposto il privilegio esecutivo per bloccare la consegna al Congresso della versione integrale del rapporto Mueller e dei documenti ad esso sottostanti, non va infatti confusa con la formale definitiva assertion of executive privilege, ma costituisce una sorta di dichiarazione cautelare per consentire al Capo dell’esecutivo di avere il tempo di decidere se e quali documenti coprire con lo scudo presidenziale della riservatezza garantitogli dalla Costituzione… (segue)
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