
Abstract [It]: Le riforme del sistema giudiziario introdotte in Polonia a partire dal 2017 hanno consentito alla maggioranza politica di interferire in maniera estesa nell’organizzazione della giustizia ed hanno prodotto conseguenze di rilievo nei rapporti tra le componenti dell’ordine giudiziario, portando ad un duro scontro tra i giudici che si sono schierati in difesa del principio di indipendenza e imparzialità degli organi del potere giudiziario, e i giudici che si sono allineati alle posizioni del partito di governo. Le riforme in questione hanno inoltre rappresentato un ulteriore motivo di frizione con gli organismi europei, i quali hanno reagito mettendo in campo strumenti di protezione aggiuntivi per assicurare il rispetto dei valori sui quali si fonda l’Unione, ed in particolare del principio di indipendenza e imparzialità dei giudici.
Abstract [En]: The reforms of the Polish judicial system, introduced starting from 2017, allowed the political majority to severely interfere with the organization of the judiciary. This led to a harsh confrontation among different judicial bodies, in particular between judges who defended the independence and the impartiality of the courts, and judges who supported the position of the governing party. Moreover, the reforms adopted deteriorated relations with the EU institutions. The latter reacted introducing further instruments to ensure the compliance to EU values, in particular to the principle of independence and impartiality of the judges.
Sommario: 1. La riforma del sistema giudiziario polacco del 2017 e il riemergere della complessa questione della lustrazione. 2. L’approvazione del “pacchetto giustizia” e la recente giurisprudenza della Corte di Giustizia dell’Unione europea sull’art. 19 TUE. 3. La giurisprudenza delle camere della Corte suprema sull’indipendenza dei giudici e l’approvazione della cosiddetta “legge bavaglio”. 3.1. La giurisprudenza del Tribunale costituzionale sulle pronunce delle camere della Corte suprema. 4. La controversa attuazione dell’ordinanza dell’8 aprile 2020 della Corte di Giustizia: la ripresa dell’attività della camera disciplinare e l’avvio dei procedimenti penali contro i giudici “dissidenti”.
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