
Il potere di sciogliere il Parlamento nasce come parte integrante del potere di convocarlo: spettava originariamente alla Corona, in Inghilterra, di convocare e congedare i rappresentanti dei Comuni. Mano a mano l’equilibrio si spostò verso il primo ministro e il Parlamento, in coincidenza con la nascita del regime parlamentare. Dalla riforma elettorale del 1832 in avanti, fu il capo della frazione o partito che aveva vinte le elezioni a diventare primo ministro e ad assumere i poteri della Corona, a partire dal potere di indire le elezioni: oltretutto all’epoca non c’erano regole precise sulla durata dei Comuni (anzi: non ci sono state fino al 2011!). Questo potere (che attenzione: era un potere di scegliere il momento più opportuno per votare, dunque esercitato nell’interesse comune del primo ministro e della sua maggioranza, o per puntare alla vittoria o per minimizzare la temuta vittoria del partito avversario, salvando il maggior numero di seggi possibile) è stato saldamente nelle mani del primo ministro, tranne una breve parentesi dal 2011 al 2022: della riforma di 13 anni fa, oggi è restata solo la durata fissa quinquennale dei Comuni. Naturalmente il potere di scioglimento si prestava e si presta ad essere usato anche per ricondurre alla ragione componenti riottose della maggioranza… (segue)
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