In questo scritto vorremmo fare un esperimento. Discutere del MES sia nella dimensione europea sia in quella nazionale ricorrendo agli strumenti propri delle nostre discipline di elezione. La nostra critica al MES, pertanto, sarà condotta cercando di tenere insieme teoria e applicazioni sia dal punto di vista economico sia da quello giuridico. Le due prospettive vorrebbero leggere la riforma del MES collocando il discorso in uno sfondo che non è soltanto quello degli strumenti di assistenza finanziaria alla stabilità economica macroeconomica, ma, soprattutto, quello più ampio dell’orizzonte (sociale e politico) del processo di integrazione europea. Sul piano economico è molto difficile esprimere una valutazione specifica sulla riforma del MES senza inserire questo evento nel contesto di riferimento che interseca inevitabilmente prospettiva nazionale, europea e globale. Ciò comporta, se non un approfondimento, almeno un cenno a tre aspetti che sono fondamentali sul piano economico. Dopo una sintetica valutazione di pregi e limiti della riforma del MES, anzitutto, vanno rammentati il punto di partenza e le criticità della situazione italiana. In secondo luogo, la riforma va collocata nel quadro della strategia annuale per la crescita sostenibile perseguita dalla Commissione Europea. In terzo luogo, occorre individuare un framework interpretativo adeguato alla complessità e all’incertezza caratterizzanti le crisi globali che stiamo sopportando da oltre trent’anni… (segue)
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