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NUMERO 8 - 16/04/2014

 Note minime a prima lettura del disegno Renzi di riforma costituzionale

Il pur lungo ed analitico titolo che porta il disegno di legge approvato a fine marzo dal Governo Renzi non rispecchia in tutto fedelmente né esaurisce gli oggetti della revisione costituzionale ora messa in cantiere. La prima notazione di ordine generale con la quale vorrei dar inizio a questo mio commento riguarda, invero, un dato di tutta evidenza, vale a dire che, poiché – come suol dirsi – tutto si tiene e fa “sistema”, è chiaro che le innovazioni alla Carta ora prefigurate, qualora dovessero giungere in porto così come sono state pensate, produrrebbero effetti a raggiera per l’intero dettato costituzionale, in modo diretto ovviamente sulla parte organizzativa ma con riflessi di non secondario rilievo anche per la prima. Insomma, una riforma che, a prima (ma erronea) impressione, nasce ridimensionata rispetto a progetti dichiaratamente più ambiziosi che – come si sa – anche di recente sono stati messi a punto (sia pure in termini “aperti”, quale quello fatto oggetto di studio da una Commissione di “saggi” istituita dal Governo Letta) ma che, non diversamente da questi, risulta dotato di una formidabile vis espansiva, a conti fatti omnipervasiva. Di cosa, poi, tutto questo possa rappresentare, nel bene come nel male, mi pare che si debba avere piena avvertenza. Faccio solo un paio di esempi, i primi che mi vengono in mente, a sostegno di quest’assunto, con riserva di riprendere la questione più avanti e, soprattutto, in altra sede a ciò espressamente dedicata... (segue)



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