“… E' significativo che il mio giuramento sia avvenuto mentre sta per completarsi il percorso di un'ampia e incisiva riforma della seconda parte della Costituzione. Senza entrare nel merito delle singole soluzioni, che competono al Parlamento, nella sua sovranità, desidero esprimere l'auspicio che questo percorso sia portato a compimento con l'obiettivo di rendere più adeguata la nostra democrazia. Riformare la Costituzione per rafforzare il processo democratico. Vi è anche la necessità di superare la logica della deroga costante alle forme ordinarie del processo legislativo, bilanciando l'esigenza di governo con il rispetto delle garanzie procedurali di una corretta dialettica parlamentare. Come è stato più volte sollecitato dal Presidente Napolitano, un'altra priorità è costituita dall'approvazione di una nuova legge elettorale, tema sul quale è impegnato il Parlamento…”. È questo uno dei passi – di particolare interesse – del messaggio che il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha reso al Parlamento nel giorno del giuramento. Il tema delle riforme istituzionali, con ogni probabilità, impegnerà già da subito l’azione del nuovo Capo dello Stato.
Esso interessa un duplice livello, costituzionale e ordinario; per quanto concerne quest’ultimo viene in particolare rilievo la riforma elettorale, non a caso stimata “prioritaria”. Su questo versante sembra cogliersi un’evidente linea di continuità con il predecessore al Colle, trasparendo un chiaro segnale di incoraggiamento a proseguire nel disegno innovatore, proprio al fine di preservare i tratti fondamentali del sistema democratico. Appare di particolare interesse evidenziare la peculiare situazione in cui si muoverà l’attuale Capo dello Stato sul fronte della riforma in materia elettorale. Infatti, nella sua non lunga permanenza alla Corte costituzionale, Mattarella, come noto, è stato componente del Collegio che ha avuto modo di pronunciarsi sulla legittimità della legge n. 270 del 2005.
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