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NUMERO 5 - 08/03/2017

 La giustizia transizionale in Bosnia ed Erzegovina

La guerra che ha condotto allo smembramento della Jugoslavia ha segnato profondamente la memoria collettiva non solo delle popolazioni direttamente coinvolte, ma di tutto il popolo europeo, che con quel conflitto si è svegliato dal sogno kantiano della pace perpetua – ritenuta ormai consolidata dopo quattro decenni dal termine del secondo conflitto mondiale – per scoprire che l’odio razziale era ancora presente nei suoi confini. Mentre l’integrazione europea proseguiva e si cominciava a parlare di superamento del paradigma westfaliano degli Stati-nazione, il conflitto jugoslavo mostrava quanto il romantico concetto di Nazione fosse ancora in grado di influire sulla storia e di scatenare guerre etnico-religiose, e quanto fosse difficile per gli Stati membri dell’allora Comunità europea definire concretamente una politica estera comune e sostenere politiche di rinconciliazione nell’area. In questo contesto, l’esperienza dello Stato di Bosnia ed Erzegovina (BiH) e del meccanismo di giustizia transizionale in esso istituito si rivela particolarmente significativa. Il presente saggio propone una ricostruzione del percorso che ha condotto alla fondazione della BiH, evidenziando il ruolo dell’Unione europea, per poi soffermarsi sugli strumenti di giustizia transizionale predisposti e sulle modalità con cui la condizionalità europea ha influito sulla loro istituzione e sul loro funzionamento. Alcune osservazioni conclusive, condotte guardando alle esperienze di giustizia transizionale  in ottica comparata, riguardano gli esiti, e le criticità, di questa influenza... (segue) 



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