L’evoluzione del costituzionalismo portoghese è costellata da eventi rivoluzionari sia in età liberale, sia nel XX secolo. I principi dello Stato liberale di diritto sono declinati, sulle orme della Costituzione francese del 1791 e di quella di Cadice del 1812, nella Costituzione del 1822 che è stata attraversata dal clima conservatore della Restaurazione (Cost. del 1826) ed è poi rinata dalla rivoluzione del 1836 in un testo che, due anni più tardi, ridefinirà il ruolo del parlamento e del monarca. Il Novecento inizia con l’era repubblicana (certificata dalla Cost. del 1911) connotata da una forte instabilità dei governi, instabilità che aprirà le porte alla lunga stagione autoritaria del cd. Estado Novo. Tale ordinamento si riconosce nei valori del costituzionalismo “originario” inteso in senso corporativo formalizzati dalla Costituzione approvata nel 1933 con un plebiscito: in questo documento costituzionale si traduce l’ideologia di Salazar e si fa leva sul ruolo forte del Capo dello Stato eletto a suffragio universale e legato al Governo da un rapporto fiduciario esclusivo con l’obiettivo di evitare ovvero contenere l’instabilità sperimentata nel precedente regime parlamentare. Dalle ceneri della rivoluzione dei garofani del 1974, che pone fine alla dittatura di Salazar, nacque la Costituzione del 1976, una Carta che, sulle orme culturali della Legge fondamentale tedesca (1949) e della Costituzione repubblicana italiana (1948), reagiva al totalitarismo esaltando le garanzie dei diritti fondamentali, preoccupandosi di moltiplicare i luoghi e le forme della partecipazione democratica e disegnando nel complesso una prospettiva di trasformazione delle istituzioni e della società che poteva apparire utopica. In realtà, la migliore dottrina costituzionalistica ha chiarito che quel progetto di trasformazione in senso socialista avrebbe dovuto necessariamente conciliarsi con il principio democratico e quindi con le scelte del Parlamento sovrano che avrebbe poi definito per via legislativa modalità e forme della “convivenza” tra proprietà privata e collettivizzazioni: in altre parole, la democrazia politica precede il socialismo così come la democrazia economica e politica precedono la democrazia sociale e culturale. La storia costituzionale successiva dimostrerà in effetti che quell’ambizioso progetto di radicale trasformazione (sociale, economica e giuridica) del paese si è potuto evolvere e adattare alla realtà europea (fondata sull’integrazione attraverso i valori del mercato comune concorrenziale) e internazionale grazie ad un processo di costante e proficua revisione costituzionale (negli anni 1982,1989,1997 per la forma di governo e il decentramento e poi negli anni 1992, 2001, 2004 e 2005 per favorire l’apertura all’Unione europea e all’ordinamento internazionale). Sul versante degli organi di garanzia, l’interpretazione evolutiva dell’organo di giustizia costituzionale (Tribunale costituzionale) ha esaltato il valore normativo della Costituzione del 1976 che si impone al legislatore e a tutti i pubblici poteri… (segue)
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