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di Cristiana Benetazzo
Occupazione “espropriativa”, acquisizione “amministrativa” ed usucapione come rimedio “alternativo” all’applicazione dell’art. 42-bis del d.P.R. n. 327/2001
La sentenza del T.A.R. Campania, qui annotata, appare degna di nota in quanto induce a riflettere su uno dei temi più attuali e problematici del diritto amministrativo ovvero quell’aspetto patologico del procedimento espropriativo, rappresentato dall’occupazione senza titolo di un bene privato. Nel caso di specie, oggetto del contendere era un provvedimento comunale, risalente al 1998, con il quale era stata disposta l’occupazione temporanea e d’urgenza di un terreno privato, per la realizzazione di lavori di completamento di una strada, senza che il relativo procedimento espropriativo fosse stato completato. Nel corso dei lavori, peraltro, erano stati cagionati anche ingenti danni ai proprietari del fondo. Dopo aver inutilmente diffidato il Comune, i privati, a distanza di molti anni (nel 2012), avevano, quindi, proposto ricorso al T.A.R., chiedendo – con azione autonoma e senza previa impugnazione degli atti del procedimento espropriativo – l’accertamento del diritto al risarcimento del danno subito a causa dell’occupazione «appropriativa». Dopo aver dichiarato l’illegittimità della procedura espropriativa, i giudici campani erano, quindi, chiamati a trovare una soluzione alla situazione di occupazione illegittima del fondo, ormai irreversibilmente trasformato. All’esito di una compiuta ed approfondita ricostruzione dei recenti sviluppi che hanno interessato la disciplina dell’espropriazione per pubblica utilità – di cui si darà conto infra –, la sentenza in esame ha condannato il Comune all’emanazione di un provvedimento di acquisizione ex art. 42-bis del testo unico sulle espropriazioni, con indicazione – a seguito dell’espletamento di una C.T.U. che quantificasse con esattezza i danni a vario titolo provocati e relativi al valore per anno di occupazione – del ristoro patrimoniale dovuto al privato... (segue)
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