Con un iter parlamentare che si è rivelato più difficile del previsto, Assemblea Nazionale e Senato si sono dati battaglia negli ultimi mesi per l’approvazione del progetto di legge deliberato in Consiglio dei Ministri il 18 giugno 2014 sulla nuova delimitazione territoriale delle Regioni. Il progetto - fortemente voluto da Hollande e dal suo Governo e presentato a poche settimane di distanza dalla doppia débâcle elettorale alle elezioni europee di maggio e alle municipali di marzo - è divenuto legge con l’approvazione definitiva da parte dell’Assemblea Nazionale lo scorso 17 dicembre. La legge, ora al vaglio del Consiglio costituzionale, ha molte finalità ma soprattutto quello “d'améliorer la gouvernance territoriale ainsi que l'efficacité et l'efficience des politiques publiques mises en oeuvre dans les territoires » - come si legge nell’ Exposé des motifs del progetto - e a tal fine ridisegna interamente la carta delle regioni francesi riducendole da 22 a 13. L’approvazione di questa legge è stato però solo il primo passo di un progetto più ambizioso. Il 18 giugno 2014 il Consiglio dei Ministri ha infatti approvato un altro progetto di legge, ora all’esame in prima lettura al Senato, sulla nuova organizzazione territoriale con il quale mira a ridefinire il ruolo delle regioni attraverso il trasferimento alle stesse di nuovi blocchi di competenze, soprattutto nel settore della pianificazione e delle infrastrutture con un adeguamento delle risorse finanziarie. La nuova delimitazione delle regioni e la ridefinizione dell’organizzazione territoriale regionale era stata prospettata dal Presidente Hollande già nella conferenza stampa del 14 gennaio 2014 nella quale aveva manifestato l’intenzione di rivedere numero e competenze delle regioni stesse. A qualche mese di distanza il 3 giugno 2014, Hollande aveva presentato alla stampa le principali linee direttrici della riforma, prima fra tutte, la consistente diminuzione del numero delle regioni evidenziando l’intento di far divenire la regione il livello territoriale per eccellenza: "régions de taille européenne", le sole collettivitàcompétenti “pour soutenir les entreprises et porter les politiques de formation et d’emploi, pour intervenir en matière de transports, des trains régionaux aux bus en passant par les routes, les aéroports et les ports. Elles géreront les lycées et les collèges. Elles auront en charge l’aménagement et les grandes infrastructures". L’iter parlamentare per l’adozione della legge approvata il 17 dicembre scorso ha sin dall’inizio manifestato criticità e tensioni dovute principalmente ai contrasti tra Senato e Assemblea Nazionale ed in particolare tra Senato e Governo sui contenuti della riforma e sulla procedura da utilizzare. Il tema caldo della ridefinizione della carta delle Regioni - unito comunque all’esito delle elezioni senatoriali del 28 settembre 2014 che hanno riportato, dopo tre anni, una maggioranza di destra nella seconda camera francese – ha rimesso in discussione clivages politici e appartenenze partitiche provocando fratture in seno agli stessi gruppi o al contrario favorendo alleanze tra campi avversari. Nel momento in cui il Parlamento francese discute di un tema tra i più accesi del dibattito istituzionale attuale e che indubbiamente è destinato a rimettere in discussione funzioni e ruolo delle regioni francesi appare utile tornare indietro di un anno e precisamente alla legge organica n. 2013-1027 del 15 novembre 2013 di modifica dello Statuto della Nuova Caledonia del 1999. Questa legge, passata quasi sotto silenzio, ha invece introdotto un’innovazione importante. Ha previsto infatti all’art. 1 la possibilità per il territorio d’oltremare di creare Autorità Amministrative Indipendenti territorali. La legge pur intervenendo in un settore specifico dello Statuto della Nuova Caledonia, quello della concorrenza, è in grado di offrire interessanti spunti di riflessione sulle caratteristiche del decentramento francese, sulla capacità della sua evoluzione e soprattutto sulla capacità di adattamento dell’ordinamento francese a specifiche realtà. Ed è pertanto alla luce di queste premesse che appare utile soffermarsi sui contenuti di questa legge, sulle implicazioni che essa comporta sul piano dell’evoluzione del decentramento francese, e soprattutto sulle natura del decentramento stesso in un momento storico come quello attuale. Non è la prima volta che i territori d’Oltremare forniscono elementi utili ad un inquadramento giuridico del diritto delle collettività territoriali; essi costituiscono anzi da sempre un vero e proprio “laboratorio normativo", condizione questa che ha portato qualcuno ad ipotizzare addirittura l’esistenza in Francia di una “fédération qui s’ignore”. Se infatti è unanime in dottrina l’opinione sulla forma di Stato francese come modello di Stato unitario in contrapposizione ai modelli di regionalismo forte e di federalismo, è indubbio però che negli ultimi anni si sia assistito ad una progressiva evoluzione delle istituzioni decentrate francesi che hanno permesso di rimettere parzialmente in discussione alcuni dogmi relativi al modello francese di rapporto tra centro e periferia e che consentono oggi di ritornare sulla questione con ulteriori spunti di riflessione. Così se la creazione di autorità amministrative indipendenti territoriali non è un fatto del tutto nuovo nel panorama comparato (ma pur sempre molto circoscritto come nel caso italiano), nondimeno essa costituisce una novità nel panorama francese e soprattutto nel panorama delle tecniche di creazione delle autorità amministrative indipendenti, un elemento di innovazione utile ad una riflessione sul grado di “elasticità” del droit de la decentralisation francese e sulla sua capacità creativa... (segue)
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