La riflessione sul progetto di Statuto e, a cascata, anche sul progetto di Regolamento del Consiglio muove da un dato strutturale relativo alla forma di governo parlamentare: quello della prevalenza del potere esecutivo su quello legislativo, anche per quanto attiene all’attività di produzione normativa. Questo espone la nostra forma di governo a due pericoli: da un lato c’è il rischio della delegittimazione delle istituzioni rappresentative, dei circuiti della rappresentanza e della riduzione dell’intera cifra democratica nell’investitura popolare diretta, che instaurerebbe una forma di democrazia di tipo plebiscitario; dall’altro c’è il rischio che il venire meno di una dialettica effettiva tra esecutivo e legislativo porti ad un’espansione del potere giudiziario, di quello che è stato definito il “contro potere supplente”, e che, dunque, quote crescenti di interessi politici e sociali trovino la loro via di canalizzazione non nelle istituzioni rappresentative, ma nel ricorso alle Corti per ottenere la soluzione di questioni politiche che sarebbero meglio sintetizzate dalle istanze rappresentative. Questa è la premessa dalla quale muovo per dire che, se vogliamo evitare questi due pericoli, per un verso quello di una democrazia che tende verso il plebiscitarismo; per altro verso, quello di una democrazia sotto tutela giudiziaria, dobbiamo ricostruire un dualismo funzionale, non più tra Parlamento e Governo, ma più propriamente tra maggioranza e opposizione. Di qui l’opportunità di uno Statuto delle opposizioni, tanto più in una forma di governo come quella regionale dove, in forza del meccanismo simul stabunt simul cadent, e cioè la dissoluzione automatica del Consiglio e della Giunta per le dimissioni, la morte o l’impedimento permanente (art. 126 Cost.), tende oggettivamente a imprimere una curvatura “presidenziale”. Per tali ragioni, è necessario ed opportuno strutturare i poteri dell’opposizione in modo tale da costituirla come alternativa propositiva e dialettica, reale e non solo protestataria rispetto alla Giunta. Se questa è la premessa, si tratta però di verificare se il testo di riforma statutaria predisposto corrisponde a questo fine e saggiarne la conformità alle norme costituzionali e l’adeguatezza sul piano tecnico a realizzare le finalità attese... (segue)
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