Abstract [It]: La sentenza 5 maggio 2020 del zweiter Senat del Bundesverfassungsgericht, nella misura in cui esprime la pretesa del giudice costituzionale tedesco di valutare la legalità delle decisioni della BCE sulla base dei principi di attribuzione e di proporzionalità è più che discutibile in punto di diritto. Inoltre essa è estremamente pericolosa: e non solo perché implica che il zweiter Senat, in ultima analisi, rifiuta, sulla base del principio democratico e del controllo delle competenze dell'Unione, l'uniformità di applicazione del diritto dell'Unione. Ma anche perché essa appare come la lampante dimostrazione di una forma di “bullismo culturale” lamentato ormai da più parti; e che emerge in maniera lampante nel ragionamento svolto sulla proporzionalità. È un atteggiamento questo che, nella contingenza causata dall’emergenza COVID-19, potrebbe avere conseguenze davvero tragiche per il futuro dell’Unione.
Abstract [En]: The judgment of 5 May 2020 of the zweiter Senat of the Bundesverfassungsgericht, to the extent that it expresses the German constitutional judge's claim to assess the legality of the ECB's decisions on the basis of the principles of attribution and proportionality, is more than questionable in point of law. Furthermore, it is extremely dangerous: and not only because it implies that the zweiter Senat ultimately refuses, on the basis of the democratic principle and the control of the Union's competences, the uniformity of application of EU law. But also because it appears as the glaring demonstration of a form of "cultural bullying" many complain about, and which emerges in a crystal clear way in the reasoning carried out on proportionality. This is an attitude which, in the contingency caused by the COVID-19 emergency, could have truly tragic consequences for the future of the European Union.
Sommario: 1. La decisione del zweiter Senat. 2. Il principio di proporzionalità: Verhältnismäßigkeitsgrundsatz o principio di proporzionalità UE? 3. Il diritto come scienza sociale? Fra tentativi di “egemonia culturale” ed errori imperdonabili.
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