Sono tentato di aggiungere al titolo del mio intervento un sottotitolo non consueto: dalla città dell'utopia alla utopia della città. Parlare di urbanistica e/o di agricoltura in questa prospettiva è molto più stimolante che parlare di diritto; per me si aprono prospettive nuove e altre preoccupazioni. Sono convinto che il percorso tradizionale della giustizia sia non tanto una prospettiva di nuovi valori e di adeguata distribuzione (giustizia distributiva), ma sia essenzialmente conservativo nell’affrontare la realtà che ci attende. Oggi si rischia di guardare alla “giustizia del precedente” come ultima se non unica soluzione, attraverso una serie di valutazioni e di complicazioni che sono subordinate in definitiva alla capacità tecnologica da un lato e alla logica del profitto dall'altro lato. Mi riservo di approfondire ulteriormente l’analisi che ho ascoltato ma sono preoccupato dell'idea che noi operatori del diritto siamo lontani dal riflettere su quello che è stato detto sulle premesse dell’urbanistica e dell’ecologia. Siamo molto lontani, soprattutto in ciò che riguarda il percorso delle due transizioni: transizione ecologica e transizione tecnologica. Esse devono muovere in sintonia e in sinergia. Ma sono destinate a cozzare l'una con l'altra e a non trovare equilibrio se non aggiungiamo adesso una terza transizione: la transizione culturale che è in fondo il ritorno alla centralità della persona e per un giurista (ma non solo per lui) della Costituzione. Per questo non mi permetto di interferire su temi specifici. Cerco di confrontare la relazione che ho preparato in precedenza per i nostri incontri con ciò che ho ascoltato e meditare in modo approfondito sulle applicazioni ai temi di cui mi occupo. Credo ad esempio che si aprano spazi molto nuovi all'urbanistica, in qualche modo uno degli “apripista” delle novità in tema di ecologia, se penso al percorso dalla sua “nascita” con la legge del 1942; al blocco di quella legge con l’ultima guerra e le conseguenze di essa con la nostra sconfitta; poi con la ricostruzione e inevitabilmente attraverso il boom dell'edilizia; alla situazione delle città che ha portato queste ultime a condizioni di invisibilità nonostante e forse in parte a causa dei progressi “miracolosi” della tecnologia… (segue)
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