TAR VENETO, Sentenza n. 2548/2024, Accesso civico generalizzato finalizzato a conoscere il numero di domande di protezione internazionale

Pres. C. Polidori, Est.  L.  E. Ricci, A.S.G.I. – Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione (avv. Maria Teresa Brocchetto, Nicoletta Mincato, Francesco Mason, Vittoria Garosci, Giulio Farronato) c. Ministero dell’Interno, in persona del Ministro pro tempore (Avvocatura distrettuale dello Stato).

Accesso civico generalizzato – dati disaggregati – commissione territoriale – protezione internazionale

L’associazione ASGI presentava alla Commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale di Verona - Sezione di Vicenza un’istanza di accesso civico generalizzato (ex art. 5, comma 2 del d.lgs. 33/2013) finalizzata a conoscere il numero di domande di protezione internazionale registrate e disaggregate per mese. In un primo momento la commissione negava la richiesta di acceso; in un secondo momento procedeva ad eseguirla solo parzialmente, fornendo il solo numero complessivo delle domande di protezione interazionale registrate.

Contro tali determinazioni la ricorrente presentava ricorso ex art. 116 c.p.a.

I giudici hanno ritenuto il ricorso fondato, partendo dalla considerazione secondo cui il diritto di accesso civico generalizzato non richiede una posizione giuridica qualificata ai fini del suo esercizio e, come tale, si differenzia dall’accesso c.d. “classico”, di cui alla l. n. 241 del 1990, per la sua più ampia portata oggettiva.  Ciò in quanto esso è finalizzato a consentire al cittadino di acquisire conoscenza non dei soli “documenti” amministrativi ma anche di meri “dati”, intesi come unità informative elementari, che siano in possesso della pubblica amministrazione.

Sulla base di questi presupposti anche le richieste che contengono dati che necessitano di essere individuati ed estratti, come i dati disaggregati per mesi, richiesti dalla ricorrente, possono essere soddisfatte dalle amministrazioni, non solo quando siano di immediata e automatica attuazione, ma anche quando – pur richiedendo un’attività ulteriore - non siano irragionevoli, né costituiscano un effettivo aggravio per le ordinarie attività degli uffici.