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FOCUS - Osservatorio sul diritto elettorale

 Elezioni parlamentari moldave: la vittoria del Partito Azione e Solidarietà segna la direzione europea della Moldova

Le elezioni parlamentari tenutesi nella Repubblica moldava il 28 settembre 2025 rappresentano uno degli eventi più significativi della storia politica recente del Paese. Difatti, il voto non ha avuto solo la funzione di rinnovare l’organo legislativo, ma ha contribuito a tracciare con chiarezza la direzione geopolitica che la Moldova intende seguire nei prossimi anni.

Con un’affluenza pari al 52,21%, fortemente influenzata dalla partecipazione dei cittadini moldavi all’estero, gli elettori sono stati chiamati a compiere una scelta netta tra il rischio concreto di permanenza nell’orbita dell’influenza russa o l’integrazione con l’Unione europea. In questa prospettiva, la rinnovata vittoria del partito pro-europeo al governo, il Partito Azione e Solidarietà (PAS) guidato dalla Presidente della Moldova, Maia Sandu, ha confermato il sostegno popolare al percorso di integrazione europea. Nel 2022, la Repubblica moldava, ha presentato domanda di adesione all’Unione europea, ottenendo lo status di paese candidato nel giugno 2022, mentre i negoziati di adesione sono stati avviati nel giugno 2024.

Con il 50,20% dei consensi, il Partito Azione e Solidarietà (PAS), ha ottenuto una vittoria schiacciante, mentre l’opposizione pro-russa, costituita dal Blocco elettorale “Patriottico”, guidato dall’ex presidente socialista Igor Dodon, si è classificata al secondo posto con un risultato nettamente inferiore alle aspettative, fermandosi al 24,17%. Il Blocco elettorale “Alternativa”, formato dal sindaco di Chişinău, Ion Ceban, e dall’ex candidato alle presidenziali del 2024, Alexandr Stoianoglo, formalmente filo-europeo ma con orientamenti pro- russi, ha ottenuto il 7,96% dei voti, posizionandosi al terzo posto. Anche formazioni minori come il Partito Nostro (PN), del populista Renato Usatii (6,20%) e il Partito di destra Democrazia in Casa (PPDA) fondato da Vasile Costiuc (5,62%), un candidato di cui si sospetta abbia legami diretti con figure russe, hanno superato la soglia di sbarramento del 5% garantendosi l’accesso al Parlamento.

Sebbene abbia registrato un risultato lievemente inferiore rispetto alle elezioni parlamentari del 2021, quando il 52,8% dei voti aveva garantito 63 seggi su 101, il Partito Azione e Solidarietà si è assicurato anche per la prossima legislatura una rinnovata maggioranza assoluta, conquistando 55 seggi nel Parlamento unicamerale moldavo. Considerando che la soglia necessaria per la maggioranza assoluta è di 51 seggi su 101, l’esito dello scrutinio consente al partito di continuare a perseguire il proprio programma di riforme – prima tra tutte quelle del sistema giudiziario- orientato all’obiettivo dichiarato di aderire all’Unione europea entro il 2030. 

Nonostante una maggioranza ridotta rispetto alla precedente legislatura 2021-2025, la vittoria del Partito Azione e Solidarietà consente alla coalizione pro-europea la continuità del mandato ed evita l’ipotesi di una coalizione potenzialmente instabile, che avrebbe potuto ostacolare l’agenda europeista del governo. Un’eventuale maggioranza pro- russa, infatti, avrebbe certamente rallentato o compromesso il cammino di integrazione euro-atlantica della Moldova.

Alle elezioni parlamentari del 2025, hanno partecipato 21 formazioni politiche, dopo che, a pochi giorni dal voto, la Commissione Elettorale Centrale ha escluso due partiti membri facenti parte del Blocco elettorale Patriottico, Cuore della Moldova e Moldova Grande, per gravi irregolarità relative a finanziamenti illeciti.

Nonostante il chiaro e forte mandato politico per l’adesione all’Unione europea, come ribadito dalla presidente Maia Sandu, le elezioni parlamentari moldave del 2025, considerate decisive per il futuro del Paese, si sono svolte in un clima di forte tensione, interna e internazionale, sollevando nuove preoccupazioni per possibili interferenze russe.

Sul piano interno, la Repubblica moldava continua ad essere segnata da forti tensioni economiche, sociali e istituzionali. Il Paese, tra i più poveri d’Europa dove quasi il 30% della popolazione è a rischio povertà, è stato duramente colpito dalla guerra nella vicina Ucraina, che ha causato un forte regresso economico, dovuto all’aumento dell’inflazione nonché alla grave crisi migratoria ed energetica.

In un simile contesto, segnato da forti instabilità e da un diffuso malcontento popolare, l’intero processo elettorale è stato segnato da accuse di ingerenza russa, le cui modalità avrebbero ricalcato le tecniche già utilizzate nel corso delle elezioni presidenziali del 2024 (vinte da Maia Sandu con il 55,3% dei consensi) e in occasione del referendum consultivo sull’adesione all’Unione europea, approvato con una maggioranza ristretta del 50,4%.

Nel periodo precedente il voto, il governo moldavo ha denunciato pubblicamente il rischio di una massiccia interferenza russa, accusando il Cremlino di aver impiegato sforzi enormi e senza precedenti per influenzare la campagna elettorale e condizionare l’esito del voto parlamentare al fine di ostacolare il progressivo avvicinamento della Moldova all’Unione europea. Il governo ha messo in guardia i cittadini contro i tentativi di manipolazione e disinformazione del processo elettorale.

Le modalità di ingerenza attribuite a Mosca si sono concretizzate in una strategia ibrida articolata su campagne di disinformazione su larga scala basata sull’impiego dell’intelligenza artificiale, reti di troll digitali e la diffusione di contenuti manipolatori sulle piattaforme social (TikTok, Facebook e Telegram). Sono stati segnalati anche episodi di corruzione politica ed elettorale, compravendita di voti, finanziamenti illeciti destinati a sostenere le forze politiche pro-russe e una serie di attacchi cibernetici contro le infrastrutture elettorali della Commissione elettorale centrale e altre istituzioni governative. Inoltre, molteplici sono state anche le operazioni dirette a fomentare disordini di massa e per destabilizzare il Paese.

A conferma del clima di forte tensione che ha accompagnato la tornata elettorale, nel corso della giornata del voto sono stati segnalati allarmi bomba in numerosi seggi elettorali all’estero (Italia, Romania, Spagna, Stati Uniti e Bruxelles). Simili segnalazioni sono state riportate anche in Moldova, dove le molteplici irregolarità del processo elettorale sono state accompagnate da crescenti tensioni provenienti soprattutto dalla regione separatista della Transnistria.

Il Cremlino ha respinto qualsiasi accusa, definendola infondata.

Sebbene la vittoria del Partito Azione e Solidarietà sia stata accolta favorevolmente dalla presidente Maia Sandu, dalla coalizione europeista e dalla stessa Unione europea, il leader del Blocco Patriottico, Igor Dodon, nel corso della manifestazione pacifica da lui convocata lunedì 29 settembre davanti al Parlamento di Chişinău, ha dichiarato di non riconoscere l’esito del voto e di contestare la vittoria del Partito di Azione e Solidarietà, chiedendo alla Corte costituzionale moldava di verificare la legittimità del voto.

Il risultato delle elezioni parlamentari del 2025 riveste un’importanza cruciale sia per la Moldova sia per l’Unione europea, considerata la posizione strategica del Paese, situato al confine tra il Vecchio Continente e la Russia.  In questo scenario la vittoria del Partito Azione e Solidarietà conferma lo spirito europeista del Paese candidato, ribadendo in modo inequivocabile, la volontà del popolo moldavo di consolidare la propria direzione filoccidentale, allontanandosi progressivamente da Mosca.

 



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