La Costituzione austriaca, approvata nel 1920, offre uno dei primi modelli di razionalizzazione della forma di governo parlamentare. L'originaria ispirazione "assembleare", su cui, peraltro, fin dall'inizio non vi era stato un consenso profondo tra le forze politiche, fu presto superata attraverso il rafforzamento del ruolo del Capo dello Stato. Con la seconda revisione costituzionale, nel 1929, questi diveniva attributario di taluni importanti poteri come quello di nominare e revocare il Cancelliere e il governo, e di sciogliere il Consiglio nazionale, poteri per i quali si ritenne di dover garantire al Presidente della Repubblica una maggiore legittimazione attraverso l'elezione popolare diretta. La Costituzione, sospesa e poi rientrata in vigore al termine della parentesi nazionalsocialista (19 dicembre 1945), vincola dunque l’esistenza del Governo al rapporto fiduciario con la prima Camera del Parlamento (art. 74 B-VG), e prevede altresì l’elezione diretta del Capo dello Stato (art. 60 B-VG), anche se, per varie ragioni, la prima elezione popolare è avvenuta solo nel 1951. Sebbene il Presidente della Federazione venga investito dall’elettorato... (segue)